Dieci consiglieri del Pd chiedono la testa della Princiotta, ma la “storiella” si complica…
Dieci esponenti del gruppo consiliare al Vermexio del Pd Siracusano, chiedono la testa di Simona Princiotta. Con un dossier di 299 pagine, inviato alla competente Commissione di Garanzia e degno al pari di un lavoro minuzioso confezionato dalla Cia americana o del Kgb sovietico e formato da articoli di giornali, post su Facebook, documentazione ufficiale del consiglio comunale, come verbali e deliberazioni, manoscritti, e-mail e tanto altro ancora, domandano all’organo disciplinare del partito di Renzi a Siracusa, di voler procedere alla cancellazione dalle “liste” degli iscritti al partito democratico della consigliera Simona Princiotta, per le gravi violazioni evidenziati nell’esposto, o in subordine la sanzione disciplinare che sarà ritenuta applicabile nel caso in specie.
In questa ennesima velenosa vicenda dove è coinvolta ancora una volta Simona Princiotta, si può parlare dell’“attualità” del Principe di Machiavelli, che vuole i nemici vezzeggiati o soppressi, dove si allungano le mani verso la straordinaria capacità di eliminare la dialettica. La conferma è la prima lezione del capolavoro del Machiavelli nel “Principe” che consiste nella decisività della dimensione politica, ma anche nella coscienza che la politica è un’arte difficile, che incontra molti ostacoli, fra cui la durezza delle cose, la variazione dei tempi e la natura degli uomini. È per affrontare questi ostacoli, che il principe deve far intervenire “estraordinaria” virtù. Ma forse siamo andati oltre, ed ecco il perché di tanta violenza nella semplice politica di un municipio italiano dell’estrema linea di demarcazione tra l’Africa e l’Europa.
Per certi aspetti, s’interviene sulla libertà d’espressione e di critica, oltre alla libertà di stampa indotta, di un membro del civico consesso comunale eletto dal popolo e non nominato, e si vuole evitare persino la denuncia di una seria di notizia di reato d’ordine penale alla Procura della Repubblica, compreso gli elementi edotti di fatti privati e sottoposti alla lettura di un network riservato agli amici. Ma nella fattispecie, tutto il materiale probatorio raccolto somiglia a un dossier top secret stile 007, e niente cambia sul piano del bersaglio da colpire, mentre appare come una leva dove proprio la posizione politica della Princiotta potrebbe alla fine uscirne con una doppia vittoria: all’interno dello stesso Pd e all’esterno nei confronti della pubblica opinione. Infatti, le denunce presentate erano, fino a prova contraria, attinenti elementi probatori della violazione di legge che regolano la materia specifica, e non il frutto di un pensiero di vendetta della consigliera comunale. E come se un membro delle forze dell’ordine fosse denunciato per dei reati commessi contro la pubblica fede dai suo stessi colleghi di “partito”, che hanno l’obbligo di legge e della morale, farlo.
Simona Princiotta replica in un articolato post sul social network, tra le altre cose dice: “I nove consiglieri ricorrenti mi accusano di non avere votato il bilancio, dimenticando di dire che non ho neanche partecipato alla riunione pre bilancio dove si prendevano certi “accordi”. Non ho votato l’aumento di Tasi, Imu e Tari dichiarando in aula che lo avrei fatto se avessero eliminato le spese inutili come le consulenze. Ogni mia conferenza stampa, ogni mia iniziativa politica l’ho sempre condivisa con l’on. Zappulla, (del quale) stranamente non chiedono l’espulsione. Forse a questi signori piace “giocare facile”, dunque evitano la fatica di chiedere l’espulsione di un deputato nazionale”.
“La Princiotta incalza, sostenendo di avere contestato le consulenze gratuite diventate poi onerose; ribadisce il giudizio espresso nei confronti della Castelluccio; rimarca di avere denunciato la gestione degli impianti sportivi e la gestione degli asili nido. Quanto alla rassegna stampa, allegata al ricorso, Princiotta afferma di essere orgogliosa “di quanto lavoro ho fatto per questa città. Lo stesso non possono dire i firmatari del ricorso”. Sotto l’aspetto dell’attività di denuncia che ha caratterizzato il suo operato da consigliere comunale, dice: “Io sono un pubblico ufficiale e ho l’obbligo di denunciare ogni atto illecito. Se la Procura non avesse trovato riscontro alle mie denunce, non avrebbe aperto indagini né notificato avvisi di garanzia”.
Concetto Alota