41 bis ed ergastolo ostativo: magistrati, avvocati e direttori delle carceri a convegno
“Carceri, carcerieri e carcerati” è il titolo del convegno, organizzato dalla sezione siracusana dei Giuristi Democratici per approfondire la tematica del 41 bis, cioè del carcere duro ai mafiosi, e dell’ergastolo ostativo. A coordinare i lavori del convegno, tenuto nell’aula di Corte d’assise del tribunale aretuseo, è stata la presidente del tribunale di Siracusa, Dorotea Quartararo.
Dopo i saluti del procuratore capo Sabrina Gambino, del presidente dell’Ordine degli avvocati Antonio Randazzo, di Dina D’Angelo, presidente della Camera penale, e di Aldo Tiralongo, direttore della casa circondariale di Cavadonna, si sono susseguite le relazioni, a cominciare da quella del magistrato di sorveglianza di Roma, Leonardo Circelli, sulla tutela della sicurezza della collettività e sulla tutela dei diritti dei detenuti.
La riflessione, sollecitata dai relatori, ha preso spunto dall’articolo 27 della Costituzione in cui è spiegato che il carcere duro può comportare privazioni umane (permanenza all’aperto, socialità, lettura di libri) che arrivano fino alla mancanza di affettività; questo comporta un depauperamento di speranza in violazione della finalità rieducativa della pena.
Il professor Giovanni Grasso, ordinario di Diritto penale al Dipartimento di giurisprudenza all’Università di Catania, ha evidenziato che occorre tenere ben presente che in gioco c’è “la tutela del diritto alla dignità dell’individuo oltre che i diritti fondamentali nell’ambito giuridico europeo”.
Tra gli interventi, quello del magistrato di Napoli, Henry John Woodcock la cui posizione è contraria alla concessione di benefici alla collaborazione, definendola una sorta di tortura volta a favorire la ‘collaborazione’, e ciò perché per ‘pentimento’ nella nostra prassi giudiziaria non si intende quel travaglio morale che porta a una revisione critica del proprio passato e di conseguenza a un autentico ravvedimento. Significa solo confessione e, soprattutto, delazione”. E ancora, per il pubblico ministero, sostiene che con il richiesto accertamento delle “specifiche ragioni della mancata collaborazione”, potrebbe “risultare ribadito il discutibile rapporto di scambio tra la concessione di benefici e la ‘scelta’ di delazione imposta al detenuto ergastolano”.
Le conclusioni sono state tratte dal presidente dei Giuristi Democratici, Roberto Lamacchia.