Isab, inchiesta sull’inchiesta e due strade contrapposte
La denuncia presentata agli inquirenti dai vertici dell’Isab e che fece scattare l’inchiesta giudiziaria, tuttora in corso e condotta dalla Procura della Repubblica di Messina per legittima suspicione, dove l’obiettivo finale secondo l’indagine era di “ammorbidire” la perizia tecnica del CTU, a suo tempo nominato dalla Procura della Repubblica di Siracusa, in cambio della richiesta di far entrare nella vicenda due professionisti e dove per il momento è rimasto impigliato nella rete della Giustizia solo il professore universitario in quiescenza, Alberto Geraci, potrebbe battere due strade diametralmente opposte e raggiungere il traguardo finale in posizione diversa per ogni singolo attore dell’intera vicenda; ma per il momento ci sarebbe un solo indagato e un solo presunto colpevole per i fatti a lui ascritti dagli inquirenti; così come potrebbero entrare, sempre a “forza”, altre persone in una posizione diametralmente opposta dai due ipotetici “raccomandati”, come dello stesso professor Alberto Geraci, e che dopo la “nomina” avrebbero dovuto rappresentare gli interessi dell’Isab nella vicenda giudiziaria legata allo scoppio, seguito da un pauroso incendio, di un compressore di grosse dimensioni dell’impianto “Power Former 500”, presso la raffineria Sud di Priolo Gargallo di proprietà della russa Lukoil. Legittima l’attesa per il contenuto dell’interrogatorio di garanzia reso da Geraci al Gip. Lo stesso indagato è ricorso al tribunale del riesame per l’annullamento del provvedimento cautelare.
Capitolo finito? Nient’affatto. Nulla trapela dal fitto riserbo in cui è stata avvolta l’intera vicenda. Ma da alcune indiscrezioni trapelate dagli ambienti industriali, nelle prossime ore nel merito lascerebbero presupporre altre decisioni del GIP del Tribunale di Messina che potrebbero dare una nuova quanto inedita chiave di lettura a questa ennesima brutta storia legata alla corruzione della nostra malata democrazia.
Concetto Alota