ROMA dice no all’ elezioni dirette per la provincia.
IL Consiglio dei ministri, ha esaminato e impugnato la legge, recante “Disposizioni in materia di urbanistica e edilizia. Modifiche di norme”, nella quale erano inseriti altri provvedimenti, come la proroga dei commissari straordinari delle ex Province. Continua, quindi, a tenere banco il tema relativo alle elezioni per le ex Province Regionali siciliane. Ad ottobre all’ Ars, è stata incardinata la proposta di legge del centrodestra. Sei articoli, per reintrodurre l’elezione diretta del presidente, dei consiglieri modificando il meccanismo attuale. Il presidente della Regione Schifani, con il decreto emanato l’1 ottobre, indicava per domenica 15 dicembre 2024 le elezioni dei Presidenti e dei Consigli dei liberi Consorzi comunali di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani nonché dei Consigli Metropolitani di Palermo, Catania e Messina. L’articolo impugnato dal governo nazionale prevede l’annullamento del decreto del Presidente delle Regione stabilisce che l’elezione di secondo livello si svolga nel mese di aprile 2025.
La notizia, ovvia, dichiara l’ex sindaco di Siracusa e Componente esecutivo di Italia Viva Sicilia, Giancarlo Garozzo, dell’impugnativa da parte del Consiglio dei ministri del provvedimento del governo Schifani , viola chiaramente ed evidentemente più punti della legge statale. Il governo dello stesso colore politico si è così visto costretto, rasentando il ridicolo, a dare al nostro ‘amato’ presidente della regione, per l’ennesima volta, dell’analfabeta istituzionale.
Critico anche il deputato regionale del Partito Democratico Nello Dipasquale. “Brutte notizie per il centrodestra e la maggioranza che sostiene Schifani, il consiglio dei Ministri ha impugnato e bocciato la delibera per le elezioni dirette per le ex Province. Adesso tutto il centrodestra si metta il cuore in pace visto che vanno rispettate le leggi, la legge Delrio che prevede che a votare siano i sindaci e i consiglieri in carica dei comuni che fanno parte dell’ente di area vasta. Ora basta con i commissari alla guida delle province, la Corte Costituzionale ha detto più volte che non possono guidare loro le province, non si può andare avanti così. Purtroppo per loro non sarà possibile distribuire poltrone a piacimento”, conclude Dipasquale.