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Siracusa, la commissione antimafia: “Tenere alta la guardia”

La commissione nazionale antimafia ha concluso intorno alle ore 16 le audizioni dei rappresentanti delle istituzioni pubbliche locali, delle forze sociali che operano sul territorio siracusano. Un lavoro iniziato alle 9 del mattino con l’audizione del prefetto Armando Gradone, il quale ha illustrato le parti salienti del lavoro svolto da magistratura e forze di polizia in provincia, e concluso con i segretari provinciali delle organizzazioni sindacali.

Bonifiche nella zona industriale, gestione dell’emergenza immigrazione, gestione dei centri di prima accoglienza, l’appalto sui rifiuti a Siracusa, la debolezza del sistema amministrativo pubblico e la carenza di organico sia nella magistratura sia nelle forze dell’ordine sono stati gli argomenti attorno ai quali la commissione antimafia ha cercato di comprendere e di approfondire.

“Cosa nostra e altre mafie in Sicilia ancorché indebolite dal lavoro faticoso fatto da magistratura e forze dell’ordine e dalla forte lotta alla mafia sociale e civile da parte delle associazioni antiracket che ha portato grandi risultati dono tutt’altro che sconfitte – ha detto la presidente della Commissione, Rosy Bindi – La loro presenza è ancora forte e ancora capace di intimidire e di incidere nella vita sociale ed economica di questa regione. Cosa nostra è presente nei trasporti, nello smaltimento dei rifiuti, nella tratta degli esseri umani, nell’immigrazione, nella gestione dei centri di accoglienza, nella droga, nell’usura, nelle estorsioni, nell’utilizzo dei finanziamenti, nella capacità di inserirsi negli appalti. Le forze sociali hanno voluto sottolineare che l’indebolimento complessivo dovuto anche alla crisi del settore industriale e produttivi, l’emergenza lavoro sempre più forte, sono presupposto di rischio di una presa di terreno della mafia dall’altro anche una predisposizione maggiore per una società che s’indebolisce rispetto a potere mafioso, capace di esercitare una forte pressione.

“Ci sentiamo ad invitare tutti a non abbassare la guardia a non negare la presenza della mafia, perché, laddove c’è, va chiamata per nome e non si deve, va combattuta non bisogna avere paura di riconoscerla perché questo è un presupposto importante per combatterla. Grande attenzione riteniamo dovere chiedere ai settori più delicati. In questa provincia, la crisi del polo industriale, gli appalti, le amministrazioni locali, la sfida dell’immigrazione che non è solo un enorme problema economico e sociale, ma anche di sicurezza. Ci hanno detto che una grande concentrazione dell’impegno della magistratura e delle forze dell’ordine verso la sfida alla questione. Se non si danno risposte in termini di potenziamento degli organici, si finisce per provocare distrazione rispetto alle altre emergenze che sono tutt’altro che trascurabili in questa provincia come nelle altre province della Sicilia. Serve una grande opera di prevenzione. Il tanto lavoro che stanno facendo i magistrati potrebbe essere qualche volta alleggerito dalla nostra capacità politica e sociale coi controlli amministrativi di evitare l’impiego della magistratura”.

Sulle intimidazioni ai danni di alcuni consiglieri comunali della provincia, la ìbiondi ha commentato: “E’ un classico esempio di come la ceiminalità locale utilizzi metodi mafiosi”.

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