Omicidio Romano, il pentito Lombardo conferma le accuse
Parla il collaboratore di Giustizia Salvatore Lombardo al processo, in corso di svolgimento in Corte d’Assise, a carico di Pasqualino Mazzarella, ritenuto coinvolto nell’omicidio di Liberante Romano, avvenuto il 25 maggio 2002 e il cadavere trovato due giorni dopo, carbonizzato nel cofano della sua Ford Focus. Lombardo, collegato in video conferenza da un sito protetto, ha risposto alle domande del pm Andrea Ursino della direzione distrettuale Antimafia di Catania. Ha ribadito le accuse nei confronti dell’imputato alla sbarra sostenendo di avere appreso i particolari anche agghiaccianti dell’uccisione di Romano direttamente da Mazzarella. Al cospetto della Corte d’Assise, Lombardo ha riferito di essere a conoscenza di diversi tentativi di uccidere Romano, sin dal 1999 quando egli stesso sarebbe stato incaricato insieme con altri due componenti del clan Bottaro-Attanasio di mettere in atto l’agguato. Il motivo sarebbe da ricercare nel fatto che la moglie di Salvatore Bottaro avrebbe chiesto a Romano, allora esponente del clan, una piccola somma di denaro per acquistare uno scaldabagno e per recarsi a far visita al marito detenuto in un carcere del centro Italia. In un commento con altre persone, Romano avrebbe detto che la donna avrebbe dovuto lavarsi con l’acqua fredda e farsi la strada a piedi. Tanto è bastato per accendere la miccia della vendetta. Lombardo ha detto di avere partecipato ai preparativi dell’agguato che avrebbe dovuto essere consumato sotto lo studio di un noto penalista siracusano. Poi, però, non se ne fece nulla per evitare di agire in un luogo pubblico. Le intenzioni di sopprimere la vita di Liberante Romano sarebbero rimaste in piedi fino al 2002 quando la vittima è stata attirata in un tranello da persone di cui si fidava. Ancora Lombardo spiega la dinamica di quell’omicidio: il giorno stabilito, Romano insieme con Franco Toscano, che a giudizio del pentito era presente solo per fare compagnia alla vittima e quindi non a conoscenza del disegno criminoso, si è recato a Fontane Bianche all’appuntamento con Salvatore Calabrò, Giuseppe Calabrese, con i quali avrebbe dovuto programmare la sua latitanza e quindi riscuotere la prima somma che gli avrebbe consentito di darsi alla macchia, essendo ormai imminente la sentenza definitiva del processo “Lybra”. Lombardo dice di avere appreso da Mazzarella, a suo dire presente all’omicidio, che Romano sarebbe stato ucciso con un colpo di pistola alla nuca da Calabrese mentre stava contando 1800 euro. Lo stesso Mazzarella sarebbe stato incaricato di ripulire la villa dal sangue, di trasportare il cadavere in una campagna di contrada Gallina e di abbandonarlo dentro l’auto. L’indomani, su suggerimento di Calabrese, Mazzarella sarebbe tornato in contrada Gallina per dare fuoco alla vettura col cadavere dentro e cancellare eventuali impronte.