Spettacolo

Il nuovo singolo di Carlo Muratori “D’amor e di pazienza”

A sette anni da “La Padrona del Giardino” (premio Loano e secondo al Tenco 2008) uscirà a settembre il nuovo attesissimo  progetto discografico del cantautore siciliano Carlo Muratori dal titolo “Sale”, puro cloruro di suono, per nuovi sapori e nuove emozioni raccontate da uno degli autori più significativi della scena musicale italiana. Un disco frutto di mare, di memoria salmastra, che pizzica leggermente il palato. Lo avverti all’istante, ne bastano pochi grani per assaporarne il gusto.
Ad anticipare l’uscita del nuovo disco è il singolo “D’amor e di pazienza” da oggi diffuso sulle radio italiane dopo l’anteprima su Spotify. E’ una raffinatissima canzone d’amore, che ci riporta al sound tipico del musicista siciliano. Amore e tanta pazienza, come i sentimenti richiesti per asciugare le terre liquide, fare esalare le acque per trattenere l’elemento che è già sinonimo di mare, appunto il “Sale”.

“Devi avere pazienza con me, come la candela con l’oscurità, il fuoco con la cenere, il desiderio con la castità”.

Queste le prime parole del nuovo singolo, per dire con la semplicità del sentimento ciò che sembra sempre più complesso da comunicare, da offrire. “Cu havi chiù Sali conza ‘a minestra”, recita da tempo immemore un adagio siciliano spiegando che “chi ha sale in abbondanza ha la sapienza per dare sapore alla minestra del vivere e del sopravvivere”. E quelle che il maestro Carlo Muratori ci propone in questo nuovo progetto sono parole lente, che sanno attendere, come pastori di un presepe, in attesa di una luce, una cometa, con gli occhi oramai stanchi e disillusi di scrutare un finto cielo di stelle… televisive. Occhi eppure ancora vivi, con dentro il fuoco di vulcani, abbagliati dalla luce accecante di un Mediterraneo, eterna via di transito di uomini e culture, di sale e di commerci. “Storie di gremita salitudine – spiega lo stesso Muratori – Le abbiamo incontrate per le irte trazzere che portano dalla piazza del paese alle coste di carrubi e nero d’Avola, spettinati dal vento di scirocco; le abbiamo prese a morsi per quel senso di fame che mai ci abbandona, di pane nero, olive, mostarda e autenticità; e ce le siamo poi ascoltate e riascoltate, per riscriverle, le storie, per il nostro tempo, per la gente di ora; le abbiamo nutrite, ingigantite a dismisura, per poi ridurle ai minimi termini, graffiandole con le unghia, scorticandole vive, alleggerendole dei pesi superflui, spogliandole dalle vesti improprie, macinandole dentro il mortaio atavico della vita e del tempo. Sia che fosse mare o lacrima, amore, gelosia e silenzio, orgoglio e rabbia per l’eterna violenta lotta per chi da sempre non com-prende il Sud e vuole dominare il territorio e la sua gente, spacciandolo per rispetto, interesse o tutela. Sui fogli bianchi è cominciato allora a precipitare un grato senso di Salitudine che a stento si vede; cosparso com’è tra le parole. Quanto di più piccante, di iperbolico e frizzante può esserci nel carattere siciliano e anche nell’ atteggiamento verso il mondo, trafitti come siamo da questa perenne luce abbagliante. Tempo addumisciuto, dilatato; oppure impazzito, rovinoso e rincorso come cane assicutato”.

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