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Pd siracusano, quella guerra dietro la pace

Le trascorse vicende interne al Pd siracusano a tratti disarticolate meritano alcune considerazioni di fondo e che vanno ben al di là del partito, quale soggetto in rivoluzione. L’arrivo al capolinea, una quiete dopo la tempesta, il cambio del testimone tra Carmen Castelluccio e Alessio Lo Giudice, arriva dopo aver tenuta la situazione interna sotto tono, in bilico e in ombra dai fulmini dalle parti in causa; ma considerando un certo tipo di esperienza poco politica iniziata sotto il segno dell’estrema alleanza, anche fuori dalle file di un partito che somiglia sempre di più alla vecchia diccì, non è oggi questione di uomini, ma di errori casuali, beghe o malintesi artefatti a misura di rischio, sfociate in lotte intestine; ma l’esito è obbligato per una datata impostazione teorica, anche se del Pd siracusano parlare di “teoria” è forse eccessivo, poiché è stata nel passato scientificamente programmata in partenza, ma in maniera errata, forzando la mano sulla posizione di potere e non sulle linee guide di un programma studiato che non è stato mai attuato da quando è stato conquistato il potere temporale al municipio delle città, rifugiando inun presappochismo per antonomasia. Ciò non toglie le responsabilità di chi ha messo in piedi tutti questi mucchietti di “soldatini alla rinfusa” per aumentarne il volume della merce dichiarata al “fisco”, diventata subito pregiata mentre era avariata. E non aiuta il beneplacito disinvolto di chi crede di combattere inconsciamente la battaglia fuori dalle logiche del partito; la memoria impone che in politica quella pericolosa sia sempre l’ultima curva, ma il “pilota” anche se bravo corridore non conosce il percorso, quindi tutte le curve diventano, giocoforza, insidiose.

Il rilancio della “pace” tra le anime del Pd siracusano lascia immemori le faccende che hanno caratterizzato la lotta sulle “politiche” del Vermexio, così come in tutti gli altri enti pubblici locali, compreso il tentativo d’attivare faccende giudiziarie ancora nascoste e questo fin dalla preparazione della campagna elettorale, con il risultato che non è stato equamente politico; succede quando è applicata la logica della forza dei numeri, anziché delle idee e dei programmi, in un sottile gioco di parole e di tante “polpette avvelenate” servite a dovere, se al momento giusto o sbagliato fate voi, al nemico in buona fede; tale siffatta condizione ha trovato la regola nella suddivisione delle poltrone, e l’avvicendamento di assessori uno dopo l’altro; fatto che oggi appare come una “battaglia” dimenticata; ma non sarà così.

Quello che disturba più d’ogni altra cosa, è l’aspetto puerile del linguaggio mediatico tra le parti in causa, fondato sul venticello della calunnia e sulla speranza che il “nemico” trovasse la sconfitta per un”scalino giudiziario mal celato”, anziché sul nobile campo di battaglia politica, con l’onestà e la serietà, con il dialogo, nel raffronto delle idee della buona politica. A volte la serietà è sembrata l’opzione sicura, ma non appartenere a uomini di buon senso, dichiarati sostenitori dei diritti del popolo; fare un passo indietro non è stato facile per qualcuno, dove si sono registrati proclami sotto banco nel destino proteso verso la vendetta: un conservare la famosa pezza per quando arriva il favorevole “buco”.

Il tema dell’unità ritrovata svolto a denti stretti durante l’ultima assemblea provinciale del Pd siracusano appare più un tirare a campare per sopravvivere in attesa di nuove speranzose opportunità, che una nuova fase politica; occorre oggi più che mai trovare un accordo sul campo forte e capace di poggiare le fondamenta, lo zoccolo duro per una politica di rilancio di tutte le anime del partito alla pari. Una soluzione tanto sperata da tutti, ma soprattutto verso la gente che aspetta il rilancio della politica, quella buona e forte, e non quella della disfatta per gli interessi sotto banco di pochi attori. Una specie di conto alla rovescia per capire e vedere fino a quando e dove vuole arrivare la parte più forte della cordata. Il bicchiere della speranza non è oggi mezzo pieno, ma nemmeno mezzo vuoto, se ad ogni istante c’è chi cerca di riempire il suo con il vino della botte degli altri.

In favore di un ex assessore “diplomatico” detronizzato, lasciato fuori dalla discussione nei momenti cruciali, oggi si sotterra l’ascia di guerra, ma si lascia libertà ai propri “soldati” di usare i coltelli liberamente verso una segreteria appena nata dopo una guerra mai dichiarata: ma che politica è? E se il segretario Fausto Raciti parla di un “periodo di particolare tensione”, non lascia dubbi sull’ennesimo “perdono-politico” nei confronti di chi si è macchiato del sangue del “fratello”, in un tradimento che non attiene alla sfera del personalismo, ma cerca la strada della soppressione, sulla logica politica machiavellica che vuole i “nemici vezzeggiati o soppressi”.

La difficoltà per l’intero partito democratico siracusano sarà come spiegare alla gente il ritardo dell’azione politica per un territorio che è ridotto al lumicino, alla miseria e alla fame; la conferma in ciò è nelle parole di Fausto Raciti, quando parla che bisognerà cercare nuove prospettive di sviluppo economico e sociale, al posto dell’inerme polemica. Una terra la nostra che paga gli errori del passato per il connubio tra la politica e le lobby della chimica e della raffinazione, arrivati carichi di soldi dopo la Guerra per colonizzare il territorio, causando con quelle belle fabbriche della morte tanta sofferenza, dolore, malattie e oggi anche tanti cassintegrati e disoccupati. In quel buon rendere affrettato, a ben vedere e a ben sentire, la situazione politica sugli equilibri di potere tra le forze in campo all’interno del Pd non è per niente cambiata. Se poi consideriamo che all’esterno incombono i pericoli inaspettati e le tante trappole piazzate da chi voleva “catturare” la preda e non si ricorda più il luogo dove li ha nascosti, allora il “cerchio magico” dell’autoannientamento è davvero chiuso senza dover forzare nemmeno la porta del Municipio perché gli uomini del Movimento Cinque Stelle entreranno e si siederanno comodamente nella poltrona del potere, senza nemmeno aver lottare contro quei nemici politici sconfitti malamente dal proprio fuoco amico.

Concetto Alota

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