Ammutinamento del Fatima II, in aula ufficiale della Marina
Con la testimonianza di un verbalizzante è entrato nel vivo il processo a carico di due egiziani Hamdy Mohamed Ibrahim Abd El Moatti di 48 anni, e Mohamed Rami Elasha di 30, e del tunisino Abdeljelil Slimane di 42 anni, accusati dell’ammutinamento del motopesca “Fatima II” e dalla scomparsa del comandante dell’imbarcazione, il siracusano Gianluca Bianca, avvenuti il 12 luglio 2012.
Dinanzi alla Corte d’Assise di Siracusa, infatti, è stato sottoposto ad esame del pm Tommaso Pagano, il capitano di Fregata Leopoldo Manna del Comando delle Capitanerie di Roma, che ha coordinato le ricerche del marittimo siracusano subito dopo la diffusione della notizia della sua scomparsa. L’ufficiale ha raccontato che le ricerche erano partite dopo che per due giorni i familiari di Bianca non erano riusciti a mettersi in contatto con il comandante del motopesca. Ricerche che, grazie ai tabulati telefonici dei tre marinai siracusani presenti a bordo, e al satellite, si sono indirizzate nello specchio di mare a Sud dell’isola di Creta, fra Malta e la Libia.
Il teste ha ricostruito quei drammatici momenti partendo dal 10 luglio, giorno in cui il motopesca “Fatima II” ha lasciato gli ormeggi dal porto di Pozzallo per dirigersi in mare aperto per la programmata battuta di pesca. La notte tra il 12 e il 13 luglio di tre anni fa, accadde l’irreparabile. Il teste ha riferito di avere appreso di quanto accaduto dal racconto reso dai tre marittimi siracusani che quella notte stavano dormendo sotto coperta e sono stati svegliati di soprassalto dal trambusto proveniente da un’altra parte dell’imbarcazione, seguito dal fragore di uno sparo. Avrebbero, quindi, tentato di aprire il boccaporto senza riuscirvi perché l’accesso era sbarrato.
All’oscuro di tutto, i tre marittimi sono stati poi raggiunti da uno dei tre ammutinati che li avrebbe minacciati di non muoversi. Per tutta la notte, i tre marinai sono rimasti prigionieri limitandosi ad ascoltare il numero dei giri del motore lanciato a tutto gas come se non vi fosse un governo. L’indomani, i tre marittimi sono stati costretti a salire sui canotti gonfiabili e abbandonati nei pressi di un isolotto a duecento chilometri dall’isola di Creta, dove poi sono stati recuperati dai soccorritori che hanno intercettato le loro comunicazioni telefoniche.
Fin qui la ricostruzione di quei tragici momenti susseguenti l’ammutinamento del motopesca anche se ancora oggi non si conosce quale sia stato il destino riservato al comandante Bianca. Il processo è stato aggiornato all’udienza del 6 novembre prossimo per l’escussione di altri verbalizzanti.
Intanto, la famiglia del comandante Bianca ha annunciato, attraverso i social network, di avere programmato una manifestazione che si terrà mercoledì prossimo a partire dalle ore 9.30. Si tratta di un corteo che muove da corso Gelone per confluire verso piazza Archimede davanti alla Prefettura. Un monito per chiedere giustizia e per dire alla città che non accadano più simili fatti.