Sesso di gruppo con quindicenne: assolti tre solarinesi
E’ durato nove anni l’incubo nel quale sono vissuti tre solarinesi, che erano stati accusati da una ragazza di averle procurato un danno psicologico dalla violenza sessuale di gruppo che le avrebbero provocato quando ancora era minorenne. La Corte d’appello di Catania, infatti, ha emesso ieri mattina sentenza di assoluzione nei confronti di Salvatore Spada, Sebastiano Randone ed Enrico Tarantello oggi tutti ventottenni, perché il fatto non costituisce reato. I giudici del secondo grado hanno accolto appieno le richieste dei legali della difesa, rappresentata rispettivamente dagli avvocati Domenico Mignosa, Pasquale Racioppo ed Eugenio Risuglia mentre la procura generale aveva insistito per la conferma della condanna degli imputati a 4 anni di reclusione ciascuno, come inflitto in primo grado.
La vicenda della quale dovevano rispondere si è consumata il 30 gennaio 2006 quando i tre imputati avevano diciannove anni. Quella mattina si stavano recando come sempre a scuola e a bordo del pullman hanno fatto la conoscenza di una quindicenne. Dopo i primi approcci, i tre studenti e la ragazzina si sarebbero appartati nelle campagne vicine al centro abitato di Floridia. Qui a turno i tre studenti avrebbero abusato sessualmente della minore, come denunciato il giorno dopo dalla vittima. Il primo febbraio di quell’anno, i tre sono stati anche arrestati. Inutili le loro proteste, inutile reclamare la propria innocenza, vani i tentativi di fare comprendere che in realtà nessuno si sarebbe approfittato della ragazzina, che sarebbe stata consensiente e che li accusava ingiustamente.
Gli inquirenti sentono e risentono la vittima degli abusi e si convincono che il suo racconto fosse vero e che i tre andavano processati per avere abusato tutt’insieme di quella quindicenne, rimasta alquanto scossa dalla cruda esperienza. L’accusa regge fino alla conclusione del processo di primo grado, al quale la minore si è costituita parte civile. E arriva la condanna per il terzetto di amici, ai quali sono stati inflitti 4 anni ciascuno di reclusione.
Una sentenza ingiusta, reputano i tre, che ricorrono in appello ritenendo che la ragazzina stesse mentendo e rammaricandosi di avere consumato quello che ritenevano fosse stata un’avventura amorosa e nulla più, con il consenso della quindicenne. Nel frattempo i tre amici sono cresciuti, qualcuno ha anche costruito una famiglia, ma tutt’e tre sono stati marchiati da quell’infamia che il processo di secondo grado oggi ha cancellato definitivamente.
A loro vantaggio sarebbero andate alcune incongruenze nel racconto della presunta vittima degli abusi, che nel frattempo si è trasferita fuori Sicilia, al punto che i giudici dell’appello hanno deciso di ribaltare il verdetto di colpevolezza. “La sentenza della corte d’appello cancella un’infamia che pendeva sul mio assistito e sugli altri due imputati – commenta l’avvocato Mignosa – I tre hanno sempre sostenuto il vero e i giudici gliene hanno dato atto”.