AttualitàPrimo Piano

Augusta ricorda il terremoto del 13 dicembre 1990

È trascorso un quarto di secolo dal terremoto di Santa Lucia del 13 dicembre 1990, dei venticinque anni trascorsi rimangono i deludenti risultati della prevenzione sismica in Sicilia orientale e ad Augusta in particolare. “La prima vittima del terremoto è oggi la memoria – spiega Enzo Parisi di Legambiente Augusta – ci siamo dimenticati delle vittime e dei 15 mila senzatetto (di cui 5 mila solo ad Augusta), degli effetti moltiplicatori del sisma legati alla tipologia delle costruzioni e ai suoli dove si era e si continua ancora oggi a costruire. Abbiamo presto abbandonato le buone norme di sicurezza che ci imponevano di non ostruire le vie di fuga, di restare vigili e di tenere sempre pronto un borsone con alimenti, farmaci ed un kit di emergenza. In tutti questi anni abbiamo cancellato in fretta le tracce più evidenti del sisma – ha proseguito – e ripreso a vivere e a usare il territorio come se nulla fosse accaduto, come se fossimo vaccinati e il prossimo terremoto non riguarderà più noi”.

L’esperienza del terremoto è però servita ad effettuare almeno in parte l’adeguamento antisismico degli edifici pubblici lesionati dal sisma (chiese, scuole, uffici) e delle abitazioni private danneggiate. Stenta ad affermarsi l’idea che tutto il patrimonio edilizio, in primo luogo quello privato, deve necessariamente subire un adeguamento antisismico se si vogliono prevenire i danni ed i lutti.

“L’adeguamento antisismico delle raffinerie e dei depositi di gas ed idrocarburi non è e non è mai stata una priorità. A proseguito Parisi – Degli effetti e del rischio di un terremoto sul polo petrolchimico siracusano, piuttosto che rimuoverlo, lo si esorcizza tacendo. Noi ci siamo dimenticati presto del terremoto, però basta guardare al caos e all’intasamento delle vie, al passaggio a livello ferroviario, che è rimasto lì dov’era, all’uso improprio delle aree destinate al raduno della popolazione e agli interminabili lavori che restringono le sedi stradali, allo stato di precarietà dei due ponti di accesso all’isola, per prendere atto che questo argomento non è ritenuto importante. Bisogna non soltanto conservare la memoria ma anche operare quotidianamente affinché la questione della concreta prevenzione torni all’ordine del giorno nell’agenda delle Istituzioni.

F.G.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *