L’ex sovrintendente Lanza Tomasi: “Insanabile la governabilità Inda”
L’ex sovrintendente dell’Inda, Gioacchino Lanza Tomasi ha preso carta e penna e ha scritto al presidente dell’Inda, Garozzo, e al ministro Franceschini. Qui di seguito il testo della missiva.
Caro Presidente,
ti sono molto grato per la comunicazione a nome del CDA sull’utilità del lavoro svolto per la Fondazione INDA. Non molto ho potuto fare sulle scelte artistiche, che data l’ambiguità dello Statuto e del Regolamento sono state effettuate da altri. Il contributo di cui mi posso vantare è soprattutto giuridico. Di fatto pensavo di assumere il ruolo di direttore del Teatro nel 2017. Ma questo ruolo è stato confutato più volte in CDA dal Consigliere Delegato e dal Consigliere Colansanti. La difesa penale ed amministrativa dell’Avv. Leone e dello studio Comandè e Puccio ha trovato in me la via d’accesso all’Assessorato al Turismo. In particolare la disponibilità dell’assessore Cleo Li Calzi e del Direttore generale Sergio Gelardi ha permesso la riapertura dei termini riguardo alla pratica Finanziamento PO/FESR 2011. Sono riuscito a dimostrare ragionevolmente che la documentazione era stata trasmessa e che era stata smarrita nell’Assessorato. La pratica va seguita urgentemente perché la Regione sta trasmettendo alla Comunità europea le pratiche dell’anno 2011. Il finanziamento in discussione vale 1 milione 213 mila euro. Ed occorre che qualcuno riannodi i contatti al più presto. Quanto al 2010 ero vicino ad ottenere un intervento dell’Assessorato sulla base del pronunciamento del di Siracusa che era entrato nel merito sulla questione del doppio timbro sulla ricevuta dell’ufficio postale di Siracusa (30 settembre e 1 ottobre). E’ un punto cruciale perché l’ammontare del contributo 2010 è di 1 milione 776 mila 322 euro. Faccio notare che tali cifre sono errate come varie altri dati nella Relazione del Magistrato della Corte dei Conti, relazione che a mio avviso è superficiale nel merito e nelle indicazioni contabili, come ebbi anche modo di osservare in CDA.
Subentrate nel luglio 2015 le questioni penali sono stato il solo, a prescindere dai difensori della Fondazione, a leggere tutti gli incartamenti pervenuti nel primi giorni di agosto, circa 800 pagine dattiloscritte. E sono l’unico del CDA, avendo avuto coscienza tanto della responsabilità artistica che amministrativa in cinque Enti pubblici ad avere avuto sempre presente i CCNN dei Lavoratori dello spettacolo, il codice di procedura penale e civile. Strumenti essenziali per sedere in qualsiasi CDA che sono ignoti al Consigliere Colasanti ed al Consigliere Delegato. Sinceramente, senza negare gli indiscussi meriti professionali di entrambi, mi permetto di asserire che sono disadatti a ricoprire il ruolo di Consiglieri di Amministrazione perché di questa e delle sue regole nulla sanno e nulla voglion sapere. Ricordo in particolare alcuni interventi del Consigliere Colasanti “Ma quest’avvocato, e che contratto ha quest’avvocato” manifestando disprezzo sul lavoro professionale dello stesso, cioè di un avvocato che ha ottenuto il proscioglimento della Fondazione in un procedimento penale che chiedeva provvedimenti restrittivi e sequestro dei ben tanto degli ìmputati che del conto corrente della Fondazione. Insomma il Consigliere Colasanti si mostrava insofferente del lavoro di in professionista che aveva vinto le cause affidategli dalla Fondazione. Tanto da poter sospettare che avrebbe preferito che le cause fossero state perse.
L’11 dicembre 2015 con tre verbali non approvati (le registrazioni stante la debolezza delle attrezzature della Fondazione risultano mancanti dello scontro fra il Consigliere Delegato ed il Presidente, sul contratto dell’addetto stampa del Presidente 4 mila euro annui) la misura si poteva dire colma. Ossia la governabilità della Fondazione risultava insanabile. In tale data ho inviato al Ministro per le Attività Culturali e del Turismo, l’on. Dario Franceschini la seguente lettera