Case chiuse, il tribunale si riserva sulla misura personale
Il tribunale del riesame di Catania si è riservato sulla richiesta di annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di Vincenzo Magliocco (assistito dagli avvocati Fazio e Nicastro) e dell’imprenditore siracusano Davide Formisano (che ha affidato la propria difesa all’avvocato Aldo Ganci), per i quali è stata ipotizzata l’accusa di sfruttamento della prostituzione, dopo essere stati coinvolti nell’operazione “Case chiuse”, portata a termine dalla squadra mobile della questura di Siracusa alla fine del mese scorso. I legali difensori hanno sostenuto la tesi che non vi sia alcuna attinenza tra l’attività svolta dagli indagati e l’accusa loro mossa. Hanno rimarcato il fatto che Magliocco e Formisano abbiano attrezzato gli appartamenti, oggetto del sequestro, in maniera da ospitare turisti o persone in temporanea permanenza in città e non invece per sfruttare la prostituzione.
Contestualmente dinanzi al tribunale del riesame di Siracusa, si è celebrata l’udienza per discutere dell’appello avanzato dal pubblico ministero Margherita Brianese, la quale ha ribadito la richiesta della misura patrimoniale col sequestro anche altri appartamenti e i conti correnti intestati i tre indagati, coinvolti nella vicenda “Case chiuse”. L’appello scaturisce anche dal rigetto da parte del gip Giuseppe Tripi, della richiesta della Procura di operare il sequestro conservativo, quindi finalizzato alla futura confisca, anziché quello preventivo. In questo contesto rientrerebbe pure la moglie del radiologo, Franca Petrino, difesa dall’avvocato Angelo De Melio. Il tribunale del riesame si è riservato.
L’intera inchiesta muove i passi dalla segnalazione di movimenti costanti e continui di persone, soprattutto nelle ore notturne, in alcuni palazzi del capoluogo, in cui vi erano appartamenti trasformati in vere e proprie case d’appuntamento, frequentate da numerosi clienti.