L'Opinione

L’arte non può piegarsi a ragioni di propaganda

Due sono le ragioni che dissuadono dalla trasferta dell’Annunciazione di Antonello da Messina, esposta alla Galleria Regionale di Palazzo Bellomo a Siracusa nella sede di Palazzo Cappellani a Palazzolo Acreide: una normativa, l’altra culturale. Premesso che il percorso della Regione Siciliana in materia di mostre e attività culturali è stato sempre incoerente, perché dettato più dall’esigenze immediate della politica che da una visione lungimirante, lontana da atteggiamenti ondivaghi, oscillanti fra una cieca chiusura e il più incontrollato permissivismo, il problema dei prestiti dei capolavori dell’isola ha dietro di sé una lunga storia che ben conosce chiunque si occupi di beni culturali siciliani. «Limiti all’uscita temporanea dei beni culturali siciliani»: questo è il titolo del decreto del 22 aprile 2013 che contiene l’elenco di 23 opere, tra cui ovviamente anche l’Annunciazione di Palazzo Bellomo, per le quali il prestito è autorizzato solo in casi eccezionali e in base ad uno specifico tariffario o a rapporti di reciprocità. Il decreto parte dall’assunto che «a fronte dei rischi cui vanno incontro i beni esposti in sedi diverse da quelle delle collezioni museali cui afferiscono, a causa dei trasporti e dei periodi di stazionamento in condizioni ambientali differenti da quelle in cui sono normalmente conservati, non si palesano vantaggi né in termini di crescita culturale del nostro patrimonio, né rispetto al miglioramento dei flussi turistici». A parte le 23 opere particolarmente tutelate, le altre possono essere prestate solo per «rilevanti manifestazioni, mostre o esposizioni d’arte, di cui sia accertato, nel rispetto delle procedure di legge, l’alto profilo sociale e culturale dell’evento nonché le sue positive ricadute, anche di tipo economico, sulla valorizzazione del bene esposto e sull’incremento di risorse da destinare alla tutela del patrimonio culturale siciliano». Con questo decreto si affrontava anche il tema delle ricadute nel settore turistico ed economico quando le naturali sedi espositive vengono private per lungo tempo dei reperti più significativi. Qualche anno fa il direttore generale del Patrimonio francese, Vincent Berjot, economista, non archeologo, ha negato a Firenze il prestito temporaneo della Gioconda per le difficoltà logistiche dello spostamento e per non privare il Louvre del dipinto, meta di interminabili processioni da parte dei visitatori. Sì, è vero, si potrebbe dire, ma il quadro dell’Annunciazione è già stato prestato, a ottobre 2013, al MART, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, con sede a Rovereto, una punta di diamante dell’offerta culturale in Italia non solo per le collezioni ma anche per le mostre tematiche di grande impatto mediatico. Il progetto espositivo del MART era stato avanzato al servizio museografico dell’Assessorato dei Beni Culturali prima della moratoria decisa in aprile e la grande mostra su Antonello da Messina (5 ottobre 2013 al 12 gennaio 2014), curata da Ferdinando Bologna e Federico De Melis, comprendeva la gran parte delle opere di Antonello, disseminate nei musei di tutto il mondo, e rispondeva ad un progetto scientifico e culturale di altissimo profilo. Si è rispettato il principio di reciprocità, previsto dal decreto, dato che il MART ha inviato 100 opere (dipinti su tavola e tela, grafiche, fotografie, manufatti, arredi e bozzetti) di Fortunato Depero, esposte in Sicilia, a Messina, in una mostra organizzata a ottobre-novembre 2015. E passiamo alla seconda ragione, quella culturale. Anni e anni di incertezza decisionale e di vuoto istituzionale alla Regione Siciliana pesano sulla calendarizzazione degli eventi e sulla valutazione dei progetti; bisogna infatti sempre chiedersi se un progetto espositivo merita o meno di essere sostenuto, sia di alta qualità e non improvvisato. Questo vale per le mostre blockbuster, spesso dedicate ad autori e temi stranieri e realizzate in fretta e furia, senza indagini degne di nota e autentici progetti culturali, mostre che le analisi più recenti hanno messo in discussione quale «leva di valorizzazione culturale e promozione territoriale», e vale anche, a maggior ragione, per un progetto di spostamento di una tela, delicata e a rischio danneggiamento, nel raggio di 40 chilometri, all’interno di un progetto frettoloso e non calendarizzato, che priverebbe, nei prossimi mesi estivi, la Galleria di Palazzo Bellomo e l’intera Siracusa di uno dei suoi attrattori culturali più importante nel periodo di massima affluenza turistica.

Mariarita Sgarlata

Presidente Associazione Democratici per la città

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