Piano paesistico, Natura Sicula: “Ance vuole cementificare”
L’Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE) e la Confindustria hanno presentato a Noto, le proprie osservazioni al Piano Paesaggistico della provincia di Siracusa. Era presente, tra gli altri, il Presidente dell’Osservatorio Regionale del Paesaggio, dott. Buffa, che ha difeso l’operato dell’organo che presiede e che ha il compito di esaminare i vari Piani Paesaggistici Provinciali.
“Le osservazioni presentate mirano a un obiettivo: rendere il Piano Paesaggistico di Siracusa simile a quello di Ragusa (dove sono state ridotte le aree di tutela) – dice Fabio Morreale, responsabile di Natura Sicula – perché, a loro dire, le caratteristiche dei due territori sono comparabili. Il presupposto su cui ANCE e Confindustria basano le osservazioni è oggettivamente errato perché non considera che i piani paesaggistici locali si basano sull’osservazione scientifica dei valori paesaggistici, storici e culturali che sono identitari per quella comunità. Come si possono considerare omogenei e comparabili i valori ambientali, storici e culturali, scientificamente rilevati, di due territori diversi anche se viciniori? Il presupposto dei costruttori cozza contro la scientificità delle rilevazioni e contro la storia dei due territori. Le vere intenzioni balzano agli occhi quando nel loro documento leggiamo: Si supera “l’intoccabilità” delle attuali perimetrazioni delle aree tutelate di tipo 1,2 e 3 previste dal Piano Paesistico e si riconosce ai comuni la possibilità di poter apportare “limitate variazioni” alle suddette perimetrazioni, nell’aggiornamento dello strumento urbanistico… Tale formulazione è a nostro avviso illegale. La nostra legislazione stabilisce che i Piani Regolatori devono adeguarsi al Piano Paesaggistico e non viceversa. Questo principio è un argine contro gli appetiti che, nella redazione dei vari Piani Regolatori, tenterebbero in tutti modi di sacrificare la zone di tutela dei valori di un territorio sull’altare di interessi privati e talvolta, perché no, criminali. Su questo punto ci viene una autorevole conferma dal Consiglio di Stato: il supremo Organo di giustizia amministrativa italiana ha ribadito che il paesaggio – nel nostro Ordinamento – è bene primario e assoluto, la tutela del paesaggio è quindi prevalente su qualsiasi altro interesse giuridicamente rilevante, sia di carattere pubblico che privato. Inoltre, il piano paesaggistico costituisce (…) una valutazione ex ante della tipologia e della incidenza qualitativa degli interventi ammissibili in funzione conservativa degli ambiti reputati meritevoli di tutela per cui i relativi precetti devono essere orientati nel senso di assicurare la conservazione di quei valori che fondano l’identità stessa della nazione. Durante il dibattito è poi emerso chiaramente che ANCE e Confindustria, in un periodo in cui non solo le istituzioni ma le popolazioni hanno preso coscienza della improcrastinabilità di applicare il principio di non consumare più suolo, non ha saputo fare nessun salto culturale: non considera la ristrutturazione e il recupero del costruito esistente, né l’adeguamento antisismico, non propone di rifare le reti idriche e fognarie, ecc. Aggregata alla Federazione nazionale PRO NATURA – Sezioni: Buccheri, Lentini, Siracusa – Guide turistiche e naturalistiche accreditate, Biblioteca naturalistica e di editoria locale, escursioni, conferenze, proiezioni, astronomia, pubblicazioni, conservazione, viaggi, monitoraggi, corsi, trekking, snorkeling, torrentismo, rafting, convegni, formazione, musica, acquisti equo-solidali, stage, mostre, giornate ecologiche, ed. ambientale, visite guidate, campi di volontariato, campi natura, ed. alimentare”.
“L’ANCE, senza neanche tentare un’analisi dell’enorme costruito esistente e non utilizzato, ha svelato una sola e unica idea di sviluppo: cementificare – dice Morreale – Lo sviluppo armonioso di un territorio deve mirare al ben-essere (con il trattino) di tutta la comunità, e non al benessere (senza trattino) di pochi che non solo consumano la risorsa comune, il territorio, ma lasciano in eredità alle comunità diseconomie: scheletri di cemento abbandonati, capannoni non utilizzati, milioni di vani vuoti, la distruzione del paesaggio, disastri idrogeologici”.