Siracusa: “Le Iene” e la confusione, ma il consigliere Palestro non era più in forza alla Digos di Siracusa mentre Foti…
L’ormai famoso servizio televisivo mandato in onda da “Le Iene” sui “Veleni al Vermexio”, rintraccia il contenuto viziato che ha soddisfatto una buona parte del pubblico per un racconto in chiave scandalistica della politica siracusana che determina, ovviamente, curiosità e ascolti alle stelle, ma ha creato, nello stesso tempo, malumori e proteste da parte dei protagonisti delle varie storie raccontate, oltre all’indignazione della cittadinanza. Molti fatti sono stati deviati dalla verità. I preconcetti e le allusioni sulla classe politica siracusana raccontati, appaiono schiavi del condizionamento delle inchieste giudiziarie in corso e messi in moto dalla Procura della Repubblica, ed è il risultato delle sollecitazioni e delle denunce esaminate, quelle aperte, e degni dell’azione giudiziaria obbligatoria, il reato criminis comunicato alla magistratura inquirente, dalla macchina della Giustizia; ma molti sono destinati a sciogliersi come neve al sole, dove appaiono discrepanze e malintesi, come sulla confusione della deformazione del bilancio comunale sotto accusa, quando si tratta di una prassi comune vecchia e in uso anche nel governo regionale e nazionale: il programma di fatti sociali e d’interessi della collettività; ma quello che conta per l’ufficio del Pm è la regolarità con cui è stata affidata la gara o il servizio in concessione. Insomma, appare come una grande confusione che ha, di fatto, intasato i tavoli della procura da mille fascicoli.
Secondo alcuni protagonisti dei fatti narrati dalle “Le Iene”, la lettura dei racconti a tratti apparirebbe distorta e non confacente al contesto differenziato, inserendo condizioni giudiziarie regredite, come nel caso del consigliere Alfredo Foti, che al momento della diffusione del video era nello stato giudiziario della richiesta di archiviazione, perché il Pm avrebbe ravvisato i momenti salienti di un errore con lo scambio di persona; bastava semplicemente chiarire la contestuale condizione, e dire come stavano effettivamente i fatti. Questo è buon giornalismo. Ma gli inviati delle “Le Iene” non sono giornalisti, quindi non ci sono elementi di accusa contro un cattivo giornalismo, semmai di una cattiva informazione. E per alcuni passaggi, la stessa cosa vale anche per i consiglieri comunali, Alberto Palestro e Carmen Castelluccio. Sempre a detta dei personaggi coinvolti i fatti menzionati, a tratti, sconfinerebbero in sciatteria o sfrontate provocazioni, che non giustificano la violenza intrinseca registrata. Appare così come un esempio disinformante sul problema del trattamento di notizie che assumono aspetti largamente sospetti, senza peraltro chiarire i fatti più importanti, inglobando le notizie, tutti insiemi, del passato, del presente e del futuro, con la semplice scusa di essere personaggi pubblici.
E mentre il resto è indirizzato a uomini della politica, gli attacchi a più riprese diretti e indiretti alla magistratura e alla polizia di Stato, sono sembrati fuori luogo, dove persino su Facebook sono stati messi in onda accuse e veleni. Ma nessuno ha mai spiegato che la Digos della Questura di Siracusa, diretta da nove anni dal dottor Vincenzo Frontera, con obiettivi e traguardi di tutto rispetto attestati con encomi e riconoscimenti, non condusse le indagini sull’attentato contro l’auto della consigliera Princiotta, ma si limitò ad un parziale interrogatorio insieme al Pm Andrea Palmieri, e ad un’attività informativa istituzionale, mentre le indagini di merito furono svolte per il primo atto intimidatorio, così come per il secondo tentativo, dalla squadra mobile della Questura di Siracusa. E poi, non traspare mai nella cronaca dei fatti raccontati che il consigliere, Alberto Palestro, non era, ai tempi del racconto dei fatti contenuti nel fascicolo d’inchiesta, in servizio presso la Digos della Questura di Siracusa, ma era stato trasferito subito dopo l’elezione a consigliere comunale presso il commissariato di pubblica sicurezza di Priolo Gargallo. La stessa cosa che avviene ora per l’ispettore, Antonello Coledi, già in pensione da mesi.
Il dialogo interposto non può procedere senza un’analisi approfondita del maltrattamento dei fatti personali narrati, senza un quadro di riferimento chiaro e veritiero, dove tutto lo spazio è così lasciato alla testimonianza dell’autore del servizio, scegliendo lui cosa pubblicare o cosa non pubblicare. Il problema non sussiste, invece, quando l’intervistato e l’intervistatore condividono la stessa narrazione dei fatti, la verità incontrovertibile delle cose con la pubblicazione integrale dei racconti registrati. Un botta e risposta che a volte attraversa modelli acclarati dall’uso dell’estremità utilizzata, fino al momento in cui il pungolato è ripreso con una domanda che già consiglia la risposta. Sono tanti i programmi televisivi che puntano all’ascolto, gettando, a volte, nell’immondizia dello show anche i fatti personali che dovrebbero essere, invece, affrontati con più considerazione e moderazione, mettendo il rispetto della persona umana al primo posto, ma soprattutto la verità incontrovertibile con l’alto senso dell’equilibrio delle parti. Tutta questa babele alla fine troverà i colpevoli e gli innocenti, gli uni contro gli altri, in un groviglio di censure, accuse e difese, ma anche di tanto tempo rubato alla buona politica di cui oggi la città di Siracusa ha davvero tanto bisogno.
Concetto Alota
Spero tanto non si intenda che “una prassi comune vecchia” possa sostituirsi alla “NORMA”!