Spettacolo

Noto, esordio firmato Gassmann per la stagione classica al teatro

Teatro vestito a festa con vigili urbani in alta uniforme all’ingresso, ed un tappeto rosso ad accogliere gli spettatori, numerosi come sempre, della prima serata della stagione classica 2016-2017 al “Tina Di Lorenzo” di Noto. Quasi sold out per “Qualcuno volò sul nido del cuculo” di Dale Wasserman, tratto dall’omonimo romanzo di Ken Kesey, con traduzione di Giovanni Lombardo Radice e adattamento di Maurizio De Giovanni. Tema coraggioso ma nello stesso tempo stimolante per uno sceneggiatore e, in questo caso, anche per la personalissima regia di Alessandro Gassmann, noto più come attore e figlio del grande Vittorio, che, a nostro giudizio, ha fatto un grandissimo lavoro per una resa eccezionale, senza tema di smentita. Se pur conosciuta al grande pubblico, grazie al film del 1975 diretto da Milos Forman, vincitore di quattro Oscar (miglior film, miglior regia, miglior attore Jack Nicholson e miglior attrice Louise Fletcher), la storia ci ha assai sorpreso per ambientazione geografica, qui siamo nell’ospedale psichiatrico di Aversa, dunque Randle Mc Murphy diventa Dario Danise, e per periodo storico, dagli anni 60, il libro esce infatti nel 1962 e la prima volta a Broadway è datata 1971, agli anni 80, precisamente nel 1982. Proprio su questo il testo rielaborato da De Giovanni, che lo ha avvicinato ai nostri giorni, ha fatto storcere il naso a qualche purista per via della Legge Basaglia, emanata nel 1978 e che ha decretato la chiusura dei manicomi. Dettagli. Questo spettacolo, questo dramma ci rimarrà nel cuore al di la dell’esistenza o meno degli ospedali psichiatrici, al di là di come oggi queste patologie vengano trattate; “Qualcuno volò sul nido del cuculo” è un’opportunità di introspezione nella mente umana, nei suoi tanti meccanismi, dove paure e fobie assumono proporzioni incontrollabili ma da cui nessuno di noi può dirsi esente in modo assoluto. “Il mondo è dei forti, e noi siamo senza forza e restiamo qui a tremare” recita uno dei “pazzarielli” della struttura in cui il tran tran quotidiano si spezza con l’arrivo di Dario Danise, ex carcerato per reati vari, e spedito all’ospedale psichiatrico dal Giudice. Il giovane uomo, dal passato non certo tranquillo ed equilibrato, ma sicuramente in grado di distinguere il bene dal male, si accorge subito delle sopraffazioni e delle vessazioni che i ricoverati subiscono senza colpo ferire da parte della Suora che gestisce il reparto, spesso sostituendosi al medico, un pò distratto anche se con maggiore umanità verso la sofferenza, Questo porta Dario ad avere subito un pessimo rapporto con l’ordine costituito, con i regolamenti ed invece un’ottima convivenza, fatta di solidarietà ed aiuto concreto, con i “colleghi” pazienti. Ma proprio questo segnerà il suo destino e l’ultimo sacrificio, nel tentativo di proteggere e tutelare i suoi “compagni” sarà per lui fatale. Crudo, forte, intenso, capace anche di far ridere ma soprattutto di emozionare rendendo possibile un vero scambio tra interprete e spettatore, tra storia sul palco e le vite in platea, le paure, le debolezze. Tutto possibile grazie, come detto, ad una regia firmata Alessandro Gassmann, davvero importante ed attenta ad ogni dettaglio; a tal proposito interessante la tela trasparente postacome schermo in cui sono state videoproiettate, a cura di Marco Schiavoni,  alcune fasi della vicenda e i sogni del “gigante buono” Ramon (che da figura inerte, quasi sullo sfondo della storia, si trasforma in personaggio chiave della vicenda, per tanti motivi). Straordinari gli attori, tutti, calati nel proprio personaggio sino agli applausi finali (lunghi e scroscianti ancor dopo la chiusura del sipario): Daniele Russo, il protagonista Dario Danise, Elisabetta Valgoi la rigida suor Lucia, Mauro Marino, Giacomo Rosselli, Emanuele Maria Basso, Alfredo Angelici, Daniele Marino, Gilberto Gliozzi, Davide Dolores, Antimo Casertano, Gabriele Granito e Giulia Merelli. Le scene sono state realizzate da Gianluca Amodio, i costumi da Chiara Aversano e le musiche originali di Pivio & Aldo De Scalzi. La pièce, prodotta dalla Fondazione Teatro di Napoli, è già stata portata in scena nel 2015 al Teatro Carcano di Milano e al Teatro Bellini di Napoli e nel 2016 al Teatro Coccia di Novara, al Teatro Stabile dell’Umbria, e al Teatro Vittorio Emanuele di Messina, riscontrando sempre un grande successo. “Un testo che è una lezione d’impegno civile, uno spietato atto d’accusa contro i metodi di costrizione e imposizione adottati all’interno dei manicomi ma anche, e soprattutto, una straordinaria metafora sul rapporto tra individuo e Potere costituito, sui meccanismi repressivi della società, sul condizionamento dell’uomo da parte di altri uomini. Un grido di denuncia che scuote le coscienze e fa riflettere”. Così Alessandro Gassmann presenta la regia dell’opera, un’opera che è un elogio alla follia davanti alla lucida cattiveria delle persone cosiddette normali, ed è anche elogio all’altruismo, ma, a pensarci bene, la generosità e l’altruismo ai tempi nostri non è follia?

Emanuela Volcan

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