Roma, inchiesta porto di Augusta: chiesta l’archiviazione della procura per 4 indagati
Si avvia verso l’archiviazione l’inchiesta della Procura di Potenza sul «quartierino romano» accusato di aver messo le mani sul business del petrolio e delle navi, che avrebbe avuto nel porto siciliano di Augusta il suo punto nodale. Il fascicolo, stralciato dal filone principale su Tempa Rossa (il sito petrolifero lucano), era passato lo scorso giugno ai pm della Capitale, per competenza territoriale. Ora, a distanza di sei me- si, la Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione delle posi- zioni dei principali indagati, accusati a vario titolo di associazione a delinquere, abuso d’ufficio e traffico di influenze illecite. Tra di loro ci sono Gianluca Gemelli, compagno dell’ex ministro allo Sviluppo economico Federica Guidi, l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, ex capo di Stato maggiore della Marina militare italiana, e Nicola Colicchi, ex consulente della Camera di Commercio di Roma.
Nell’aprile dell’anno scorso la Guidi era stata costretta a fare un passo indietro, dopo lo scoppio dell’inchiesta potentina. Gli investigatori, infatti, avevano messo nero su bianco «le continue richieste avanzate da Gemelli alla propria compagna, in relazione a questioni che attengono la sfera dei suoi rapporti con terzi soggetti, sia di natura personale che commerciale». E ancora: «Già dai primi contenuti registrati sull’utenza del Gemelli, si desumeva come lo stesso tendesse ad avvantaggiarsi – ovviamente per soli fini e utilità personali (riconducibili non solo agli interessi societari, bensì pure al ruolo dallo stesso rivestito in seno a Confindustria) – del ruolo istituzionale ricoperto dalla propria compagna Guidi Federica, ministro per lo Sviluppo Economico».
Durante una delle tante conversazioni intercettate dalla Squadra Mobile di Potenza, Colicchi riferiva a Giuseppe Berutti Bergotto, capo della Pianificazione finanziaria della Marina, il perché si era deciso di organizzare un incontro ufficiale tra il ministro Guidi e l’ammiraglio De Giorgi, ai fini della firma dei decreti attuativi della legge navale. Colicchi spiegava che era saltato all’occhio di qualche oppositore politico (e faceva espresso riferimento all’onorevole del Pd Scanu) la «pressione» che era stata esercitata sin dal primo momento affinché venisse approvata la legge, e si temeva pertanto un’interrogazione parlamentare «tale da far scoppiare un casino». Per tale ragione, precisava Colicchi, si era ritenuto opportuno organizzare l’incontro.
«Il senso – spiegano gli investigatori – era insomma quello di ufficializzare ciò che sino a quel momento era avvenuto solo per vie informali, e soprattutto grazie alla mediazione di personaggi (quali appunto Colicchi e Gemelli) che nessun interesse diretto avevano nei confronti di quell’iter legislativo, se non di riflesso. Accontentati infatti i vertici della Marina, avrebbero in cambio ottenuto il trasferimento dell’ammiraglio Camerini Roberto e un occhio di riguardo nell’iter di concessione del pontile consortile di Augusta».
In proposito, Gemelli aveva precisato nell’interrogatorio reso davanti ai pm di Potenza che non gli interessava ottenere la concessione demaniale del pontile, ma la possibilità di costruire due silos. Dalle intercettazioni emerge però che il pontile è strumentale al progetto dello stoccaggio del petrolio che proviene dalla Basilicata, via Taranto: «Se noi vogliamo fare una cosa intelligente – spiega Colicchi a Gemelli il 16 gennaio 2015 – ti conviene prendere il pontile così condizioni l’uso di esso».