Siracusa, i voltagabbana del Vermexio e il gioco della politicuccia tra “affari” e “delusioni”
“Fama di loro il mondo esser non lassa; misericordia e giustizia li sdegna: non ragioniam di lor, ma guarda e passa.” Così recita il celebre verso della Divina Commedia. Dante si riferisce agli “loro indolenti”, coloro che non presero mai posizione durante la loro vita. Il senso si potrebbe adattare alla nostra situazione politica, verso i voltagabbana, dove si registrano ancora cambi di casacca nel Consiglio Comunale di Siracusa. Questa volta a fare il pieno e tenere banco alla politica è l’intraprendente gruppo-partito fondato dal potente assessore al bilancio delle casse del municipio, Gianluca Scrofani. Insiste, dunque, davvero il mercato delle vacche con la delusione delle proprie appartenenze d’origine? La risposta è nei fatti; ma sarebbe interessante sapere anche quali sono le delusioni di cui si parla tra gli addetti ai lavori, con tanto di “regalo” contrattato e ricevute dai tanti migranti consiglieri comunali che vagano tra gli scranni del Vermexio e che negli ultimi tempi sembra essere diventato una specie di acquitrino, dove i ranocchi travestiti da politici vanno, vengono e saltellano continuamente da destra a manca e viceversa, o sono diventati indipendenti in attesa del migliore offerente in base alle offerte sempre, ovviamente, al rialzo dai pretendenti con richieste convenienti.
Si contano in tanti i voltagabbana, e non serve citarli tutti con nome e cognome, sarebbe troppo lungo farlo. Basta assistere alle sedute consiliari per scorgere gli scambi di poltrona oppure seguire le cronache locali per riscoprirli riverniciati e nuovi di barba e capelli ad ogni nuova campagna propositiva; l’ultima quella delle strisce blu e dei parcheggi contro le tasche dei siracusani per fortuna ritirata, almeno così si dice, per il possibile “contagio giudiziario” e ognuno col suo curriculum pronto, in un susseguirsi di trattative che non è mai la sola cosa registrata dell’anno prima o dell’anno dopo.
Negli atti dei Consigli Comunali che si sono succeduti, si conserva la storia cromatica dei voltagabbana. Storie che raffigurano tutto il campionario del trasformismo nostrano per agguantare col forchettone il privilegio dei patti concordati.
Una generazione politica che non ha compreso la coerenza e la democrazia dell’onore, come un valore, mentre le trasgressioni etiche non rappresentano più una colpa sociale, ma un merito da celebrare senza vergogna con incoronazioni e incarichi proporzionati al patteggiamento dei propri pacchetti elettorali. Sono i nuovi strateghi, i sempre riciclati pronti a tutti i giochi del trasformismo, perché sanno che tra un rinnegato e un galantuomo l’appoggio va sempre al voltagabbana, non a chi si sente in pari con la coscienza; è l’effetto della nuova società corrotta e confusa su valori della vita.
La legge non si esprime sul fenomeno del “voltagabbanismo”. Ognuno è libero di modificare, riformare e rinnegare le proprie posizioni, insieme alle amicizie, ma la coscienza etica dovrebbe imporre a chi è stato eletto dal popolo di scambiarsi i favori e avere il buon senso delle dimissioni da consigliere, affinché la forza politica d’appartenenza possa continuare a rappresentare in Consiglio la volontà elettorale del popolo “sovrano” che ha creduto in quel Partito o movimento, o ancora peggio, nell’uomo in quanto tale. Ecco perché occorre regolare la materia.
Tutto questo, suggerisce il disprezzo per il trasformismo degli opportunisti da qualunque parte venga; un trasformismo che nella pratica ha preso un uso che fa considerare l’intero consesso consiliare alla stregua di una schiera di dilettanti che mancano dei supporti politico-culturali e insufficienti a produrre idee di politica innovativa per una visione più energica da ingiungere alle scelte del Municipio. Ecco perché il fallimento politico-economico è sempre in agguato. Poveri noi, esclamò il sofferente popolo sovrano.
Concetto Alota