Siracusa, iniziati a Cavadonna gli interrogatori “Operazione Aretusa”
Iniziati ieri pomeriggio nella casa circondariale di Cavadonna, gli interrogatori di garanzia nei confronti delle persone coinvolte a vario titolo nell’operazione “Aretusa”. Ad eccezione di uno, tutti gli altri indagati, comparsi davanti al gip del tribunale di Catania, Simona Ragazzi, alla presenza del pm Alessandro La Rosa, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. L’unico che si è sottoposto per oltre un’ora all’interrogatorio è stato Franco Satornino, che ha affidato la propria difesa all’avv. Junio Celesti, il quale ha rigettato ogni addebito. Satornino era stato di recente coinvolto in un’operazione della squadra mobile, che lo aveva arrestato insieme con Lorenzo Vasile, l’ex collaboratore di giustizia, anch’egli coinvolto nell’operazione portata a termine da polizia e carabinieri. I due sono stati bloccati mentre trasportavano in auto 15 chili di marijuana. Vasile si era accollata la responsabilità della proprietà dell’ingente quantitativo di droga e aveva scagionato così Franco Satornino, prosciolto dal gip del tribunale di Siracusa, su richiesta del pm Nicastro. Rimane da interrogare il 42enne Luigi Cavarra, detenuto nel carcere di Enna per essere stato sorpreso nel maggio dello scorso anno dai carabinieri in possesso di oltre 2 chili di cocaina. Sarà il gip del tribunale ennese a sottoporlo a interrogatorio di garanzia per rogatoria. Cavarra, assistito dagli avvocati Antonio Lo Iacono e Junio Celesti, èm ritenuto avere una posizione rilevante nell’ambito dell’organizzazione dedita al traffico delle sostanze stupefacenti. Il gip Ragazzi, infatti, ha riconosciuto, infatti, la sussistenza dell’aggravante di aver agito con metodo mafioso e al fine di agevolare il clan Bottaro-Attanasio, cui peraltro era destinato parte dei proventi illeciti introitati dalla vendita degli stupefacenti. Al blitz congiunto degli agenti della squadra mobile e dei militari del nucleo operativo dei carabinieri sono sfuggite due persone, che portano a 15 il numero di quelle coinvolte nell’operazione “Aretusa”. Gli investigatori continuano a cercare Gianfranco Urso, figlio del boss Agostino Urso, ‘u prufissuri, ucciso dall’azione di un commando composto da tre killer il 28 giugno 1992 al lido Sayonara di Fontane Bianche. In quella circostanza, il figlio della vittima venne ferito lievemente. Per tutti gli indagati è scattata l’accusa di tutti di associazione finalizzata al traffico degli stupefacenti. Secondo le risultanze investigative i quindici presunti narcotrafficanti farebbero parte di tre gruppi criminali appartenenti, comunque, al clan Bottaro-Attanasio. Il più consistente è il gruppo guidato da Luigi Cavarra, subito dopo viene posizionato il gruppo capeggiato da Gianfranco Urso e il terzo è quello rappresentato da Franco Satornino e da Lorenzo Vasile. Il procuratore capo della Dda di Catania, Zuccaro e il sostituto procuratore La Rosa, hanno chiarito che le indagini hanno documentato anche lo svolgimento di un vero e proprio summit, organizzato da Cavarra e Gianfranco Urso, con esponenti di vertice dei principali gruppi di spaccio della città, volto alla definizione di talune problematiche sorte in merito alla gestione del traffico di stupefacente, da cui sono scaturite anche vere e proprie aggressioni fisiche attuate ai danni dei soggetti che non si attenevano alle disposizioni stabilite dai vertici del clan mafioso. Attività che, secondo gli investigatori, era finalizzata a garantire il monopolio della cosca nell’attività di rifornimento degli stupefacenti. |