Noto, la città ricorda il genio Antonio De Curtis in arte Totò
Nell’aprile del 1967 l’Italia vedeva spegnersi uno dei suoi attori più geniali e divertenti, capostipite di un genere comico che fa ancor oggi proseliti e che sicuramente, nonostante i tentativi di imitazione, resta unico ed indimenticabile. Antonio De Curtis in arte Totò mai a torto soprannominato il “Principe della risata”, perché davvero con lui sulla scena ed in pellicola non si poteva non ridere, per la sua mimica, per la sua ironia, per la capacità di reinterpretare la lingua italiana in modo esilarante.
I suoi film, ricchi di parodie e sketch, le sue “spalle” da Aldo Fabrizi, a Peppino De Filippo, al grande amico Nino Taranto, sono pietre miliari di un cinema che non c’è più ma che si vede e si rivede sino ad imparare le battute a memoria. Ma Totò – Antonio era anche molto altro, la vena poetica, le stupende canzoni romantiche e struggenti dedicate alle tante donne che ha amato nella sua vita e che ci fanno pensare ad un uomo che ha vissuto intensamente ogni suo giorno su questa terra. Ed in questo 2017 l’Università di Napoli Federico II ha deciso che lui, Totò, ha studiato a sufficienza per diventare dottore in Discipline dello spettacolo e gli ha conferito la Laurea Honoris Causa alla memoria, o forse come l’ha definita nella scena della lettera nel film “Totò, Peppino e la malafemmina”, “ha preso una laura”. Anche Noto ha voluto ricordare il Principe Totò con uno spettacolo promosso, in Sala Gagliardi del Palazzo Trigona di Cannicarao, dalla Pro Noto, presieduta da Piero Giarratana, con il Patrocinio del Comune di Noto. “Totò si nasce” scritto ed interpretato dall’estro e la maestria di Peppe Montalto con Santinella Ingallina, e l’accompagnamento musicale di Corrado Serrentino.
“Un anti divo del cinema in cui convivevano Totò e il Principe, due entità diverse in apparente, o forse no, dicotomia – racconta Montalto tra episodi di vita vissuta, poesie, e amori-. La sua fonte di ispirazione privilegiata è sempre stato l’universo femminile, le donne che gli hanno fatto perdere la testa: Liliana Castagnola, Diana Bandini Lucchesini Rogliani, madre della sua unica figlia, e Franca Faldini, entrata nella sua vita inaspettatamente e per 15 anni sua compagna, sino alla morte. Di Antonio De Curtis abbiamo tracciato un breve racconto – spiega ancora Peppe Montalto- proponendo differenti prospettive di un’unica realtà. Quello che ci resta oggi è soprattutto la grande umanità di quest’uomo a cui sono stati riservati ben tre funerali: uno a Roma con oltre 3000 persone presenti, uno a Napoli dove ce n’erano 120 mila e nel suo elogio funebre NIno Taranto disse: “Tu amico mio hai fatto sorridere la tua città, hai dato la gioia, la felicità, tutte cose di cui la tua Napoli ha bisogno”; e l’ultimo “tutto esaurito” nel suo quartiere “sanità” se pur con una bara vuota”. Davanti ad una sala Gagliardi piena ed attenta, ed in certi momenti divertita e commossa, grazie alla profonda interpretazione di Peppe Montalto e Santinella Ingallina, la serata si è chiusa con la celebre “A livella” dove Totò supera se stesso nella descrizione della morte.
Emanuela Volcan