Noto, trionfo del Barocco nell’opera di Händel
Il soggetto è classico e mitologico, l’ambientazione è nell’arcaica Sicilia ionica di ninfe e pastori, ma la musica è barocca. E che musica! Pochi capolavori come “Aci e Galatea” di Georg Friedrich Händel sembrano tradurre in note il fasto siciliano dell’architettura settecentesca del Val di Noto, vanto del Sud Est isolano e Patrimonio dell’Umanità secondo la lista dell’Unesco. Il titolo è stato scelto non a caso per arricchire il cartellone del Festival Internazionale Notomusica: l’appuntamento è per domenica 20 agosto alle ore 21,15 nel Cortile del Collegio dei Gesuiti, che vedrà impegnati autentici specialisti. L’ensemble barocco “Il Cimento Armonico” e la Camerata Polifonica Siciliana saranno guidati da Fabrizio Migliorino, maestro concertatore e direttore al cembalo; maestro del coro Dario Strazzeri. Il cast vocale annovera il soprano Manuela Cucuccio (Galatea), il tenore Sergio Cabrera Hernandez (Aci), il soprano Giulia Mazzara (Damon), il basso Maurizio Muscolino (Polifemo).
Manuel Giliberti è il regista dell’allestimento realizzato in coproduzione con il Teatro Brancati. Il libretto di “Acis and Galatea”, tratto fedelmente dalle “Metamorfosi” di Ovidio (XIII, 750-897), è attribuito a John Gay, futuro autore della “Beggar’s Opera” (1728), ma vi collaborarono anche altri due nomi di spicco, come Alexander Pope e John Hughes. L’opera, prima composizione drammatica in inglese di Händel, fu più volte rimaneggiata dallo stesso (oltre che arrangiata da Mozart nel 1788 e da Mendelssohn nel 1828). A Noto sarà proposta nella versione in due atti, alla quale il compositore giunse attraverso articolati e complessi passaggi, che vale la pena di riassumere. Händel, già rinomato in Italia e in Germania, giunse a Londra nel 1710, ma a causa dei rapporti non idilliaci con il re Giorgio I di Hannover, per lunghi anni cercò la protezione dell’aristocrazia locale.
Tra il 1717 e il 1719, lavorò per Lord Brydges, conte di Carnarvon, poi duca di Chandos. Fu per la sua imponente dimora di campagna, situata a Cannons, nel Middlesex, a poca distanza della capitale, che il musicista compose nell’estate 1718 una prima versione di “Acis and Galatea”, un atto unico venne variamente definito serenata, masque, pastorale, ‘piccola opera’, ma anche divertimento e perfino oratorio, rinvenendosi nella partitura anticipazioni di un genere – quello oratoriale appunto – cui Händel dedicherà particolari sforzi e attenzione specialmente nella fase più matura e finale del suo percorso artistico. Secondo la tradizione, questa prima rappresentazione si tenne nelle terrazze che sovrastavano il giardino e l’esecuzione fu affidata ad un piccolo ensemble di cinque solisti (un soprano, tre tenori e un basso) che interpretavano anche le parti del coro. Il pubblico pagante poté assistere all’opera solo nel 1731, aLondra, in un allestimento realizzato però senza il coinvolgimento del musicista. Nel maggio 1732, la compagnia degli Arne la mise in scena nel Little Theater di Haymarket, proprio di fronte al King’s Theater dove Händel programmava il suo cartellone di opera italiana. Il compositore si sentì sfidato e poche settimane dopo, il 10 giugno, allestì una nuova versione bilingue (inglese e italiana) in tre atti, arricchita con prestiti da sue precedenti creazioni, tra cui la cantata italiana “Aci, Galatea e Polifemo”, risalente al 1708. L’eccezionale cast schierava i grandi cantanti italiani di opera seria scritturati per il King’s Theater: basti citare il castrato Francesco Bernardi detto il Senesino, il soprano Anna Strada del Po e il basso Antonio Montagnana.
Il clamoroso successo spinse l’autore a riproporre questa ampia revisione multilinguistica e multistilistica fino al 1741. Ma già tre anni prima, nel 1739, Händel aveva approntato una nuova e più organica versione in inglese in due atti (con un coro alla fine del primo atto), che è quella che verrà eseguita a Notomusica. Sensualità ed elegia attraversano la scrittura musicale, screziata altresì di tratti umoristici che caratterizzano i personaggi secondari di Polypheme e di Damon. Gli influssi di Purcell, Keiser e soprattutto Pepusch non minano l’originalità di questa straordinaria partitura, considerata uno degli esiti più alti dell’opera pastorale in Inghilterra. Noto, con il suo giardino di pietra, offre il valore aggiunto di immergere nell’atmosfera barocca, che la musica incarna, il mito classico e tutto isolano degli amori della ninfa Galatea e del pastore Acis, brutalmente ucciso per gelosia dal ciclope Polypheme, ma trasformato in perenne sorgente grazie ai poteri dell’amata semidea.
E. V.