Augusta. La famiglia Pustizzi si rivolge alla Dia per una storia di depistaggio e diritti violati
Quando il cittadino diventa il proprio legale di fiducia ed è costretto dagli eventi a denunciare oltre le barricate della giustizia, passando all’Antimafia. È la storia di Dimitri Pustizzi, comandante di aerei, augustano di origine ma residente in Polonia, fratello della vittima predestinata; a suo dire di una serie di depistaggi di fascicoli giudiziari d’interessi familiari distrutti; si definisce vittima, ma ora sfinito e disorientato, parlando di mala giustizia, ha deciso di denunciare i fatti per iscritto all’Organo istituzionale antimafia territoriale. Infatti, in un lungo e articolato esposto indirizzato alla Direzione Investigativa Antimafia di Catania, denuncia e rappresenta una serie di possibili notizie di reato, delle irregolarità e una seria di penetranti e insistenti depistaggi, a suo dire, che hanno, alla fine, condotto in un vicolo cieco l’azione penale intrapresa per ristabilire la verità dei fatti, ma con un nulla di concreto.
Pustizzi nel suo lungo racconto alla Dia di Catania, tra le altre cose, fa riferimento come a Melilli qualcuno durante la campagna elettorale per il rinnovo del consiglio comunale e l’elezione del sindaco, ha fatto i nomi dei politici che compravano appezzamenti di terreno tramite parenti e prestanome per realizzare le discariche dei rifiuti. Il riferimento è proprio all’azione della magistratura antimafia a cui lui si è rivolto che sta indagando sulle discariche disseminate nel territorio di Melilli e nelle tematiche della compravendita dei terreni da destinare ai veleni industriali, con tutti i connubi e gli imbrogli possibili che hanno sviluppato un sistema di corruzione a catena.
“Il sottoscritto – scrive Pustizzi tra le altre cose – con la presente integrazione ripercorre sinteticamente i fatti occorsi per una maggiore chiarezza (…). La sorella dell’odierno esponente, viene riconosciuta proprietaria di 9/12 di un terreno indiviso di circa 19000 mc in Augusta; disdice nel febbraio del 2004 la vendita della sua quota perché convinta dai legali a non potere vendere la sua quota di 9/12 del terreno indiviso perché non era l’unica proprietaria. Da qui in poi, segue una descrizione certosina e cronologica dei fatti, spiegati e ben dettagliati nei particolari (protetti dal segreto istruttorio). Ma nonostante le conclusioni delle autorità preposte alle indagini – continua Dimitri – delegate dichiarino l‘esistenza di una truffa bella e buona ai danni di mia sorella, tutto si ripresenta, a suo dire, come un sinistro colpo di mano e il rinvio a giudizio di ben sette imputati (….). Successivamente, dalla Procura di Siracusa il caso è stato affidato ad un altro Pm. ~A causa della scoperta di nuove documentazioni che portarono alla totale scoperta del disegno criminoso, scaturirono nuove denunce tutte correlate da atti pubblici” (…). Tali fatti furono portati all’evidenza del nuovo Pm, il quale archiviava adducendo che gli eventuali reati sarebbero risalenti nel tempo e pertanto prescritti e ulteriormente la non chiarezza dell’esposizione dei fatti da parte del sottoscritto e la mancanza di elementi non porterebbero ad apprezzare la consumazione di eventuali reati. (…). Infatti, il disegno criminoso da parte degli imputati era quello di prendere il totale possesso dell’intero terreno indiviso in lotti e pari ad un’estensione di circa 19000 metri quadrati ad un costo irrisorio se non addirittura gratuitamente (…). Oltremodo, l’estinzione per prescrizione di ogni eventuale reato ipotizzabile” ipotizzata dal Pm, cozza con il dato fattuale che il rogito di vendita immobiliare redatto dal Notaio. Pertanto, dei 19000 metri quadrati, i soggetti imputati ne sono entrati in possesso illegalmente nel corso degli anni solo per 9/12 della totale estensione lasciando al sottoscritto legittimo proprietario per l’intero, la quota di 3/12 di cui ancora oggi gli stessi ne reclamano il trasferimento di proprietà, basandosi su di un illegale preliminare di vendita stipulato nell’anno 2006”.
“E’ inequivocabile – è scritto ancora nell’esposto di parecchie pagine – che l’esponente, vittima di una truffa continuata (…) degli imputati in questione e a riprova ulteriore di tale asserzione sono state anche depositate registrazioni telefoniche al vaglio (…)”.
“Pertanto – termina l’esposto inviato alla Dia di Catania – per quanto sopra esposto e motivato il sottoscritto chiede di volere disporre gli opportuni accertamenti in ordine ai fatti esposti in narrativa, valutando profili d’illiceità penale degli stessi e perseguitare a norma di legge i responsabili procedendo nei loro confronti; che l’indagine sul caso di truffa in questione sia avocata (…). Di essere avvisato ex art. 406 c.p.p. in caso di richiesta di proroga delle indagini preliminari ed ex art. 408 c.p.p. in caso di richiesta di archiviazione. Formula altresì denuncia querela qualora dagli accertamenti emergessero fatti reato procedibili a querela di parte”.
C.A.