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Il sillabario dei malintesi, il libro di Merlo presentato sabato in Ortigia

Ci sono parole come «rottamare», «torni a bordo, cazzo!», «comunismo», «lucciole» e «musulmano», che in un certo momento storico sono state al centro di tutto, «capitali» della vita italiana”. L’Italia e il suo linguaggio sono i principali protagonisti della militanza di Francesco Merlo nel giornalismo, un mestiere «che si sta irrimediabilmente guastando». Merlo ha scritto un libro, “Sillabario dei malintesi“, che sarà presentato sabato 13 gennaio alle 18.30 alla Casa del libro di via Maestranza.

«Ho cominciato giovanissimo a raccontare il progetto politico delle convergenze parallele – dice Merlo – e ora sto qui a raccontare il progetto politico del vaffa», scrive di sé l’autore che prova a comporre la storia d’Italia dal dopoguerra a oggi associando parole invece di date e luoghi. Così la parola «terrone» esplora il Sud e si combina con «Unità», «briganti», «emozioni». «Casa» spiega il paesaggio e il potere, «tangente» la corruzione, «referendum» illumina la monarchia, l’aborto, il divorzio… e il «sì ma anche no». Questo libro non insegue i significati e le etimologie, e non è una difesa purista della lingua. È una narrazione di parole che decifrano Milano e Roma, il delitto Moro, la fine della Dc, lo stile Agnelli e la musica di Morricone. E sono parole i caratteri di un popolo: furbizia, doppiezza, trasformismo, peccato. E poi, nel paese delle parolacce e del chiasso, c’è il silenzio di quegli italiani che non sprecano parole. Questo sillabario propone un metodo e, alla fine, scopre che le parole non somigliano alle cose che nominano, e che dunque la storia d’Italia è una storia di malintesi.

 

Francesco Merlo, giornalista a Catania, a Milano, a Roma, per tredici anni inviato a Parigi, diciannove anni al “Corriere della Sera” e dal 2003 alla “Repubblica”. Il suo ultimo libro è “Sillabario dei malintesi” (Marsilio, 2017).

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