Mafia: Siracusa nella morsa delle nuove leve che avanzano e la ripresa dell’attività criminale sommersa e invisibile
Nella foto: l’auto del sindaco di Siracusa Giancarlo Garozzo distrutta dalle fiamme.
La riprese dell’attività criminale a Siracusa, conferma che la malavita organizzata siracusana si è riorganizzata. In buona parte, si può definire “sommersa” o “invisibile”; non fosse altro perché non ci sono notizie certe su tutte le altre e nuove attività svolte dagli uomini dei clan che si sono riorganizzati; sono venuti a mancare gli investigatori vecchia maniera. Quelli che avevano accesso ai segreti più reconditi attraverso una ragnatela di confidenti. Oggi ci sono nuovi e giovani boss che studiano la storia della mafia, i comportamenti e il modus operanti, collaborati da manovali e gregari selezionati, con la ripresa forte delle estorsioni, il controllo del gioco d’azzardo, del traffico della droga in grande stile, del pizzo sulla prostituzione e il controllo del territorio; dunque, la ripresa dell’approccio tradizionale dei vecchi clan mafiosi con la società liquida, con l’economia, segno che in realtà sta cambiando qualcosa. La qualità organizzativa è strutturata e ben organizzata; le tecnologie sono in uso continuo e diffuso. Videocamere e vedette, sistemi nuovi di trasporto e spaccio della droga. Si trovano ormai palese tracce all’interno della pubblica amministrazione. Uomini delle istituzioni entrati in connubio con pezzi della malavita organizzata. I sub appalti sono sotto il controllo di una branca della malavita organizzata siracusana e catanese, quella che partecipa alle competizioni elettorali, ed è presente nei comitati d’affari.
Ma più di tutte le cose, fa paura la nuova frontiera delle organizzazioni mafiose postmoderne, dove sono sempre si più coinvolti magistrati, giudici, funzionari pubblici, avvocati, uomini della politica. La nuova mafia fa sempre più leva sul sistema della corruzione coinvolgendo dall’imprenditore al politico mostrando come il radicamento nel tessuto sociale e nelle amministrazioni sia stato sempre il suo obiettivo.
La mafia e la droga.
Il traffico di droga ha rappresentato, infatti, l’affare del secolo per le organizzazioni mafiose ed è un fenomeno che agisce in grande profondità. La droga si nutre in gran parte della disperazione della gente così come il gioco d’azzardo, con la crudele conseguenza di lasciarne le vittime in stato di bisogno e incapaci di trovare una liberazione generale.
La Storia. All’inizio degli Anni Ottanta, la mafia siracusana, feroce e violenta, decide d’intimorire il giudice istruttore, Francesco Fabiano e di eliminare il sostituto procuratore Dolcino Favi. Con un ordigno di grosso potenziale l’autovettura del giudice Fabiano fu disintegrata mentre era parcheggiata sotto casa; pochi giorni dopo nel cortile del Tribunale di Siracusa nella vecchia sede di Piazza Della Repubblica, un altro ordigno fu fatto esplodere mentre i magistrati siracusani si erano riuniti per esprimere la loro solidarietà al collega Fabiano, che stava proprio in quei giorni istruendo dei processi su alcuni fatti criminosi e contro elementi di spicco della mafia siracusana. Il giorno dopo l’attentato presso il cortile del Tribunale di Siracusa in piazza della Repubblica, gli uomini dei clan, rinchiusi nel vecchio carcere giudiziario di via Vittorio Veneto, furono tutti trasferiti e divisi tra loro in diverse strutture carcerarie dell’Isola e oltre lo Stretto, al fine di evitare i contatti con gli uomini che si trovavano in libertà e che eseguivano gli ordini impartite da dietro le sbarre dai loro capi per tentare di allentare il terrore che in città come del resto della provincia aveva raggiunto i limiti di guardia. Ma dopo un tempo relativamente breve, i carabinieri del reparto operativo del comando provinciale di Siracusa, informarono il sostituto procuratore della Repubblica, Dolcino Favi, rafforzandogli nel frattempo le misure di sicurezza della preparazione di un commando armato per le dinamiche di un attentato nei suoi confronti presso la sua casa di campagna da parte della mafia siracusana, che imperava ben organizzata e con un solo e unico clan già nel territorio. Stessa sorte era stata destinata a due noti penalisti siracusani. L’intervento della magistratura con una ventina di ordini di cattura fermò quel programma delittuoso.
Dopo i relativi processi per quei morti ammazzati e il riassetto organizzativo delle cosche ormai decimato, l’attività criminale riprende lentamente; i superstiti si riorganizzano in tanti piccoli clan, oltre a quelli di nuova genitura e che nel frattempo si erano affacciati nello scenario criminale, invadendo così quasi tutti i territori da sfruttare nell’intera provincia di Siracusa. Ormai in città la paura collettiva per la gente era un ricordo lontano, così come gli atti criminali nella pubblica via stile Palermo; ma i segnali di un tentativo di ripresa erano fin troppo chiari. La risposta dello Stato fu forte. Con uno spiegamento massiccio di forze di polizia, a livello giudiziario e investigativo, fece terra bruciata alla nascente nuova mafia a Siracusa. Nel mese di luglio del 2007, con un’operazione di polizia, coordinata dalla Dia di Catania, le forze rimaste in campo furono decimate e il nascente clan detto di “Santa Panagia”, riorganizzato dai suoi esponenti di spicco da poco scarcerati dopo una lunga detenzione, con ambiziosi progetti e mire espansionistiche senza limiti, fu disintegrato quella notte. È la fine storica dell’ultima traccia di vecchia mafia a Siracusa.
In tutto quel periodo storico vi furono anche altri clan malavitosi in attività nella zona nord di Siracusa, Lentini, Francofonte, Augusta, Villasmundo, con riferimenti chiari e in rapporti d’affari con la mafia catanese dei clan Santapaola e Laudani (“i mussi i ficurinia”) altri, così come nella zona di Floridia-Solarino, Avola, Noto e Pachino, con uomini altrettanto decisi e spietati, che in contrapposizioni si scontrò in quegli negli anni, con una violenta guerra tra clan con tanti altri morti ammazzati e feriti.
Negli Anni Ottanta arrivò persino l’attenzione del Ministro degli Interni dell’epoca, Oscar Luigi Scalfato, che in un rapporto alle Camere, decreta lo status di territorio mafioso anche per Siracusa, citando espressamente il clan Urso-Bottaro, come emergente e con pericolose e diretti rapporti con uomini di spicco della mafia catanese e palermitana. La guerra tra i clan, durata dall’inizio degli Anni Ottanta e fino agli Anni Novanta, portò allo sterminio di quasi tutti gli uomini d’onore, spegnendo così definitivamente i sogni di gloria di una carriera mafiosa ma ora l’escalation criminale nel territorio siracusano è stata confermata dalla magistratura inquirente e dalle forze di polizia. Sotto accusa i flussi di denaro in cui sarebbero coinvolti i colletti bianchi che rappresentano i poteri forti nel territorio siciliano, tra la città di Augusta e il resto del mondo, così come nei grandi appalti pubblici. E se è vero che la storia si ripete, eccone la prova.
A Siracusa nella parte finale del 2017 e l’inizio del 2018 si è intensificata la recrudescenza del fenomeno estorsioni e del traffico della droga, anche se le forze di polizia hanno portato a termine ben tre operazioni con tanti arresti e il sequestro di stupefacenti, registrando nel frattempo anche una serie di attentati gravi a diverse attività commerciali a pochi giorni di distanza; fenomeno che non si è fermato, con attività commerciali colpiti duramente nei giorni scorsi. L’episodio più inquietante è avvenuto a novembre quando è stata incendiata l’auto del sindaco di Siracusa Giancarlo Garozzo, a cui vanno aggiunte le minacce esplicite al giornalista Paolo Borrometi, da parte di Francesco De Carolis, elemento di spicco dello storico clan Attanasio-Bottaro. La vicenda ha innescato un rilevante rilievo mediatico forte fino a fare balzare alle cronache la nuova realtà mafiosa nel territorio della provincia di Siracusa, considerata da sempre “babba”. Così come conferma il rapporto 2017 della DIA per tutto il territorio di Siracusa con la presenza di una pace silente mafiosa che consente per il momento il mantenimento dei traffici di stupefacenti, delle estorsioni e in altri settori, specie in quello agroalimentari, ma anche della ripresa criminale in atto, considerata grave e pericolosa.
Concetto Alota