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Amministrative di giugno e le speranze dei siracusani: “Luigi Foti Sindaco della città di Archimede”

La politica è un’arte. “Il compito della politica non è di dare le risposte, ma fornire la cornice che permetta a ognuno di cercare e trovare la sua risposta”. Così Hans-Gert Pottering. La riflessione si sposa con i tempi bui per la politica in generale; sul piano schematico sta attraversando una crisi d’identità, ma anche di uomini senza alcuna levatura di governo, che a sua volta formano una classe dirigente incapace di governare nemmeno un comune. E per rimanere a casa nostra Siracusa, nella città di Archimede, dove da qualche anno assistiamo al teatrino delle comparse, tanti i prestanome in giro, oltre a quanti si sono auto dichiarati “politici”, senza averne i requisiti minimi e con l’arroganza e la presunzione di chi è al di sopra delle parti. Il fallimento nell’amministrazione della città è arrivato al massimo storico; chiunque riesce a spillarci soldi per danni ricevuti con un ritmo incalzante e per milioni di euro; vi è dunque un bisogno di uomini capaci e in grado di farci uscire dal baratro in cui siamo precipitati senza nemmeno accorgercene.

Orbene. Premesso le condizioni generali, occorre significare come in tutte le trattative ricorre il nome del patriarca della politica siracusana. Luigi Foti detto Gino. Senza di lui non c’è storia. Tutti ricorrono al suo consulto perenne per organizzare la propria elezione a sindaco, così come a deputato. E mai come in queste prossime consultazioni elettorali ci sarà bisogno ancora una volta del suo necessario intervento risolutore. E la domanda è: Ma se poi finisce come l’ultima volta anche stavolta? Ed ecco riapparire la crisi della classe politica attuale, che si è circondata di mediocri assessori, consulenti per emergere, come chi ha stabilito di diventare amministratore della cosa pubblica non avendone gli attributi necessari. Ecco la conclusione della riflessione che in questi giorni arriva dalla gente che si incontra per strada: “Basta giochi sottobanco. A sindaco di Siracusa ci mettiamo Gino Foti”! Considerato che è lui, alla fatta dei conti, a regolare il traffico politico elettorale, l’idea è a dir poco originale, oltre che a furor di popolo; Luigi Foti 80anni passati è ancora capace di tenere banco ai giovani anche con qualche anno di esperienza. Considerando poi che i presidenti della Repubblica Italiana da qualche tempo sono tutti novantenni, ecco la logica conclusione: E perché no!

Infatti, Luigi Foti è stato il sindaco delle piccole cose, e per questo riceve a suo tempo anche un premio. In tale siffatta condizione si deve considerare che Siracusa è ormai abbandonata al destino dei vinti, che ha la necessità di realizzare tante piccole cose, a cominciare dai mille buchi sulle strade che si allagano e creano danni alle auto, alle moto, mandano all’ospedale i nostri ragazzi in motorino e gli anziani all’ospedale continuamente; la spazzatura è l’emblema della città di Archimede; l’acqua non è né pubblica, né privata; la rete idrica e fognaria sono un colabrodo; le scuole e gli edifici pubblici sono abbandonate; la segnaletica stradale è precaria e tanto altro ancora fino a fondo pagina. Foti all’inizio degli Anni Settanta quando ricopriva la carica di sindaco di Siracusa, ogni mattina portava nel suo ufficio al Vermexio un elenco di piccoli problemi da risolvere che registrava tra la gente o in articoli di stampa; impartiva direttive e disposizioni a funzionari e dirigenti per procedere immediatamente alla risoluzione dei problemi. E’ considerato oggi nell’immaginario collettivo vicino al Partito Democratico, ma lui dice di non farne parte e di limitarsi solamente a dei semplici consigli agli amici.

Una carriera di primo piano

Luigi Maria Benito Italo Romano Foti. Nasce a Siracusa nel dicembre del 1934 il suo primo lavoro è funzionario del Banco di Sicilia. È stato sindaco della città di Archimede dal 23 marzo 1972 al 28 dicembre 1973. Eletto alla Camera dei deputati, diventa componente della 4a Commissione Giustizia dall’11 luglio 1979 al 29 ottobre 1980; della 5a Commissione Bilancio e Partecipazioni Statali dall’8 agosto 1979 al 4 aprile 1980 e dal 29 ottobre 1980 al 16 luglio 1981; della 6a Commissione Finanze e Tesoro dal 16 luglio 1981 al 14 gennaio 1982; della 9a Commissione Lavori Pubblici dal 29 marzo 1983 all’11 luglio 1983 e dal 12 luglio 1983 al 1º luglio 1987. Segretario della Commissione Parlamentare per l’esercizio dei poteri di controllo sulla programmazione e sull’attuazione degli interventi ordinari e straordinari nel Mezzogiorno, dal 9 novembre 1983 al 24 novembre 1986, e componente dal 26 ottobre 1983 al 24 novembre 1986. E ancora. Componente della 11a Commissione Lavoro dal 4 agosto 1987 al 12 novembre 1987 e dal 21 aprile 1988 al 22 aprile 1992. Componente della 12a Commissione Affari Sociali dal 12 novembre 1987 al 21 aprile 1988. Sottosegretario di Stato al Lavoro e Previdenza Sociale dal 30 luglio 1987 al 13 aprile 1988. Sottosegretario di Stato al Tesoro dal 23 luglio 1989 al 12 aprile 1991 e dal 17 aprile 1991 al 28 giugno 1992.

La sua carriera politica inizia nel Movimento Sociale Italiano di Giorgio Almirante. Sodale convinto fin dalla giovane età. Per pochi voti non fu eletto all’Assemblea Regionale Siciliana nelle file del Msi di Giorgio Almirante. Eletto alla Camera per tre legislature. È stato sottosegretario di Stato nel governo Goria e in due in quelli di Andreotti. Presidente del consorzio Asi e del Siracusa Calcio, con un buon ricordo per tifosi e sportivi siracusani, così come fece Graziano verzotto prima di lui, nelle stagioni 1976 – 1977 e dal 1982 al 1984, ma negli anni a seguire è stato sempre presente e vicino ai colori azzurri, ricoprendo ruoli importanti.

I rapporti con Flavio Carboni

Fecero scalpore negli Anni Settanta i rapporti intrattenuti da sindaco con il discusso imprenditore e faccendiere Flavio Carboni per la costruzione di un porto turistico a Siracusa e la riqualificazione dell’Isola di Ortigia. “Su di me solo chiacchiere di cortile”, incalzò Foti a caldo. E si scopre che si trattava di un’iniziativa che altri avevano organizzato, come si suole dire, calata dall’alto, dove era coinvolto anche Pippo Calò, il cassiere della mafia, e la banda della Magliana. Progetto abortito. Per la rinascita di Ortigia, insieme a Santi Nicita che nel frattempo viene eletto all’Ars, si riesce ad aggirare l’ostacolo per far approvare dall’Ars la famosa legge sulla ristrutturazione dell’Isola della Quaglie, mentre il porto turistico per una serie di vicissitudini rimase lettera morta.

Unico erede di Graziano Verzotto

Nel 1975 dopo la disavventura di Graziano Verzotto per i fondi neri all’Ente Minerario Siciliano, che lo costringe alla latitanza forzata, Luigi Foti, dopo una serie schermaglie interne nella Dc siracusana, diventa il leader indiscusso della democrazia cristiana siracusana. L’erede politico di Verzotto. Insieme a Santi Nicita rafforzano il gruppo andreottiano nella Sicilia orientale, dove diventa il massimo rappresentante della corrente di Giulio Andreotti per il sud est della Sicilia. Allaccia buoni rapporti con i partiti dell’Arco costituzionale. Nutre una grande stima per Nino Consiglio, uomo di punta del Pci siracusano e con lui concorda alcuni piani strategici per il rilancio dell’economia siracusana; non mancarono in seguito gli scontri e le schermaglie.

Arrivano ingenti finanziamenti

Arriva dietro la sua idea e regia il servizio idrico organizzato nella città di Siracusa dopo anni di precarie condizioni dell’acquedotto e della rete fognante. In una sola notte in consiglio comunale nasce la Sogeas, dove è coinvolto con un colpo di mano il pentapartito che governa il comune capoluogo. Arrivano dalla Cassa per il Mezzogiorno nel territorio siracusano, e per un lungo periodo, una media ponderale di circa 500 miliardi delle vecchie lire l’anno. Infrastrutture nei vari comuni, la realizzazione dell’Ias, l’asse attrezzato della zona industriale, il nuovo tribunale di Siracusa, strade e sistemazione dell’arredo urbano in vari comuni, il progetto e il completamento del porto commerciale di Augusta, il rifiorimento della diga foranea della rada di Augusta e tanti lavori pubblici. Un accordo a tutto campo porta Santi Nicita a diventare presidente della Regine. In un momento di stasi e di lotte politiche sul sottogoverno, con un accordo condiviso sotto la sua regia, l’augustano Pippo Amara socialista è eletto presidente dell’Asi. Un lavoro tra alleati.

I fatti giudiziari e le intimidazioni

Luigi Foti nella sua vita è stato coinvolto in procedimenti giudiziari, ha subito condanne, in seguito tutte risolte in suo favore nei successivi gradi di giudizio, come ad esempio quella comminata nel 2000 per voto di scambio risalente alle elezioni del 1992 e dalle cui accuse fu poi prosciolto. “Impossibile non impattare con la malavita organizzata quando sei al potere in una cittadina della Sicilia”. Così scrive la Corte. Rinuncia alla prescrizione. In seguito è risarcito con un adeguato indennizzo.

Agli inizi degli Anni Settanta inizia il periodo che cambia il volto della Siracusa “babba”. La malavita organizzata siracusana cambia natura e diventa mafia. Una sequela di morti ammazzate, 40 ordigni esplodono in 50 giorni in città contro attività imprenditoriali a scopo estorsivo, ma anche contro politici e magistrati. È emergenza sicurezza. Arriva l’attenzione delle istituzioni. Non mancarono le minacce e la richiesta di appalti e concessioni come per lui così come per quasi tutti i politici siracusani in altri comuni della provincia; richieste di posti di lavoro e tanti piccoli favori.

Scoppiò una cruenta guerra di mafia con decine di morti anche tra gli uomini della politica. Nel 1981 un ordigno di alto potenziale fu fatto esplodere nel pianerottolo delle segreterie di Foti e Nicita le cui porte erano limitrofe in via Arsenale a Siracusa. Un altro ordigno esplode nel balcone dell’abitazione di Santi Nicita in via Costanza Bruno. Di colpevoli nemmeno l’ombra, ma la Corte d’Assise rubrica gli “atti intimidatori nel tentativo di condizione il potere politico locale alla conquista di appalti e posti di lavoro”. Anche il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro parla ufficialmente di “sodalizi bene organizzati e di pericolosi clan nella mafia siracusana, con riferimento al clan Urso-Bottaro”. Le istituzioni per la prima volta ammettono l’esistenza della mafia nel territorio siracusano.

Nel 2012 Foti è arrestato nell’ambito di una strana vicenda che vide poi coinvolti anche ambienti della magistratura aretusea relativa alla gestione della società idrica SAI8, poi dichiarata fallita. Foti è prosciolto dalle accuse e rimesso prontamente in libertà il 28 febbraio dal tribunale del riesame che ha dichiarato “l’insussistenza degli atti illeciti”. Negli stessi giorni arrivano nel Tribunale di Siracusa gli ispettori del Ministero della Giustizia a proposito di una serie d’interrogazioni parlamentari che rapportano dei presunti, correli affaristici tra magistrati, avvocati, funzionari e dirigenti della Sai8, dai quali ebbero origine le denunce contro Foti e altri undici persone. Foti e gli altri attaccati a sua volta contrattaccano e pareggiano i conti. Rimane in piedi il processo denominato “Oro Blu”, dove Foti è imputato, assieme a Giuseppe Marotta, l’historical water manager siracusano, ancora in corso per i fatti minori rimasti poco chiari e che è tuttora avvolto da mille misteri, menzogne e tanti malintesi, che appare “frenato”, come a volerne condizionare la durata da più parti fino alla prescrizione.

Il nome Foti ritorna in alcune conversazioni intercettate nell’ambito dell’indagine sul malaffare collegato a Expo nel 2015 con riferimento al progetto per la costruzione del nuovo ospedale a Siracusa, subito smentite dall’interessato, per il quale si prevede ancora oggi un appalto da 140 milioni di euro e la cui realizzazione è ancora in alto mare.

Leader anche da anziano

L’appellativo che si porta dietro fino alla veneranda età di oltre 80anni: è ancora oggi l’ago della bilancia della politica siracusana. Ma lui si limita a dire che dispensa buoni e utili giudizi agli amici dall’alto della sua esperienza.

Concetto Alota

 

 

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