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Castello Maniace, Prestigiacomo: “Progetto difforme a quello approvato”

L’assessorato regionale ai beni culturali  ha avanzato rilievi sull’opera realizzata  nell’ex Piazza d’Armi del Maniace. In buona sostanza, il progetto realizzato sarebbe ben diverso da quello per cui la Soprintendenza ha dato il proprio parere e, in particolare, sarebbe abusiva la piattaforma di cemento armato. Si attendono le disposizioni per lo smontaggio del manufatto.
“Questo è solo un primo passo verso l’accertamento delle molte illegittimità presenti in questa vicenda – spiega la parlamentare di Forza Italia, Stefania Prestigiacomo – una giostra di progetti, il primo offerto in gara, ragione di aggiudicazione e concessione. Il secondo radicalmente diverso presentato per ottenere le autorizzazioni (incomplete) il terzo, realizzato, ancora diverso. Dopo lunga attesa siamo finalmente riusciti ad accedere agli atti e sono a nostro avviso troppe le illegittimità della procedura che fanno concludere che quel bando non sarebbe mai dovuto esistere insieme all’opera realizzata perché di ‘opera’ si tratta”.
“Dopo la protesta – continua Prestigiacomo – siamo andati avanti interrogando Demanio, Comune e Soprintendenza e abbiamo formalizzato le nostre osservazioni innanzitutto allo stesso Demanio chiedendo l’adozione dei relativi provvedimenti in autotutela, quindi abbiamo trasmesso una dettagliata relazione all’ANAC, chiedendo al Presidente Cantone di verificarne la legittimità.
In sintesi, riteniamo esservi state delle anomalie idonee ad inficiare la legittimità di una procedura che ricordiamo di evidenza pubblica e soggetta, per espresso richiamo della norma invocata dall’Ente, all’osservazione di principi e regole del codice appalti, in grado di mettere in discussione il contratto di concessione”.
Forza Italia e gli altri movimenti di centro destra reputano corretta la qualificazione giuridica dell’area, una piazza in ambito monumentale sottoposta a vincolo e non di certo un edificio nel quale le norme secondarie non ammettono la possibilità di svolgimento di attività commerciale; lesivo della concorrenza la modifica dei documenti della procedura e l’estensione dell’area, passata rapidamente da 2.400 a 5.000 mq, il giorno prima della scadenza del termine per i sopralluoghi obbligatori, senza concessione di proroga e con pubblicità praticamente assente.
“Riteniamo – conclude Ptrestigiacomo  – sussistere giuridicamente tutti i presupposti per la risoluzione del contratto di concessione a seguito dell’accertamento dell’impiego di lavoratori in nero in cantiere”.

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