Violenza tra le mura domestica: fenomeno in crescita
La violenza tra le mura domestiche ha raggiunto livelli di guardia nel territorio siracusano. Non passa giorno che non pervenga alle centrali operative delle forze dell’ordine una segnalazione di litigi fra coniugi, aggressione di figli contro i genitori, maltrattamenti in famiglia. Un vero e proprio fenomeno che si è accentuato nel corso dei mesi estivi, quando gli interventi delle pattuglie si fa sempre più frequente e necessario per evitare più gravi conseguenze.
In tal senso vengono in aiuto le statistiche della Questura aretusea che ha tratto un bilancio rispetto agli interventi per situazioni di intolleranza. Gli agenti delle Volanti, nell’ambito degli interventi di prevenzione, hanno eseguito 3 allontanamenti dalla casa familiare, nei confronti di altrettante persone, accusate di reiterate violenze nei confronti della propria convivente; hanno operato 4 arresti per maltrattamenti in famiglia, minacce e lesioni, e per gli stessi reati hanno denunciato 10 persone.
Dalla lettura dei dati, che disegnano un campo di battaglia, è scaturito il progetto “Eva” della Polizia di Stato, ovvero Esame Violenze Agite: il protocollo ha codificato in linee guida le Best Practice per la gestione degli interventi legati alla violenza di genere.
“Una delle finalità del progetto Eva – spiega il questore Gabriella Ioppolo – è quella di lasciare traccia, per costruire una memoria storica che serva a monitorare il fenomeno e ad agevolare la scelta di una valida strategia di contrasto che può anche prevedere l’adozione di provvedimenti restrittivi nei confronti del reo (arresto obbligatorio in flagranza o, eventualmente, adozione in via di urgenza di altra misura cautelare per i reati di maltrattamenti contro familiari e conviventi)”.
Con intento preventivo, dopo accurata istruttoria amministrativa, gli agenti in servizio alla Divisione amministrativa e sociale della Questura di Siracusa, e, in alcuni casi di estrema necessità e urgenza, anche gli uomini delle Volanti hanno acquisito 46 fucili, 15 pistole, oltre 2500 cartucce ed 8 titoli di porto d’armi, togliendoli materialmente dalla disponibilità dei possessori e con essa il rischio che potessero essere utilizzati in casi estremi. In alcuni sparuti episodi le armi sono state ritirate anche a persone che manifestavano temporanee instabilità psico-fisiche o che palesavano intenti autolesionistici.