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Priolo, l’ex sindaco chiede la remissione in libertà

I legali difensori dell’ex sindaco di Priolo, Antonello Rizza, hanno depositato ieri mattina l’istanza di remissione in libertà. L’avv. Domenico Mignosa, infatti, ha inoltrato la richiesta al tribunale penale – presidente Livia Rollo – in occasione dell’udienza del processo scaturito dall’operazione dei poliziotti del commissariato di Priolo, denominata “Res Publica”. Rizza, come si ricorderà, si trova in regime di arresti domiciliari dal 14 marzo dopo che la Corte di cassazione, ha rigettato la richiesta di annullare l’ordinanza del gip del tribunale aretuseo, Giuseppe Tripi, accogliendo, al contempo, l’istanza del pm che chiedeva il ripristino dell’originaria e più restrittiva misura cautelare. Il tribunale, in composizione collegiale, si è riservato di decidere.

All’udienza di ieri, però, si è registrato ancora un nulla di fatto al processo che vede imputate a vario titolo 15 persone. Un difetto di notifica, infatti, ha indotto il tribunale a fissare una nuova udienza per il 22 ottobre. In quella circostanza i giudici dovranno procedere con il conferimento dell’incarico al consulente tecnico chiamato ad eseguire la trascrizione delle intercettazioni telefoniche e ambientali a carico degli imputati. Sempre nella prossima udienza saranno chiamati in aula i primi due testi citati dal rappresentante della pubblica accusa per entrare così nel visto dell’istruttoria dibattimentale.

Il procedimento penale, come si ricorderà, trae origine nel 2016 dalle indagini eseguite dai poliziotti del commissariato priolese che si è imbattuto su una serie di false attestazioni presentate dall’allora gestore della piscina comunale di Priolo, per ottenere contributi di amministrazione in misura superiore a quella spettante. Da quel momento sono scattate le intercettazioni che hanno permesso agli investigatori di allargare l’orizzonte dell’indagine fino a raccogliere documentazione per la quale la Procura aretusea ha ipotizzato, a vario titolo, i reati di concussione, abuso d’ufficio, turbata libertà degli incanti, truffa, frode nelle pubbliche forniture, falsità ideologica. Le indagini sono culminate nell’ottobre dello scorso anno con la chiusura delle indagini oggi sfociate in processo davanti al tribunale penale.

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