Avola, prima l’omicidio poi le lunghe ore su una scogliera
Subito dopo avere consumato l’omicidio si è recato a piedi a casa della nonna dove ha indossato un altro paio di pantaloncini e da lì si è diretto in una scogliera sul lungomare di Avola dove ha atteso fino alla mezzanotte quando sono arrivati i poliziotti che lo hanno fermato. E’ questa, in estrema sintesi, la giornata di ieri trascorsa da Giuseppe Lanteri, il 19enne avolese, che è ritenuto l’omicidio dell’infermiera Loredana Lopiano di 47 anni, uccisa a coltellate ieri mattina nell’androne dell’abitazione di via Savonarola.
Il giovane, interrogato nottetempo dal pm Tommaso Pagano, ha sostanzialmente confessato. Indossava ancora la maglietta intrisa di sangue ma non ha saputo dare una reale spiegazione sul movente del delitto. Almeno 3 i colpi inferti dal giovane alla donna che ieri mattina alle 7.30 se l’è visto di fronte non appena ha aperto la porta di casa per recarsi a lavoro in ospedale. Secondo quanto ricostruito dai poliziotti della mobile e da quelli del commissariato di Avola, i due hanno avuto una breve chiacchierata al termine della quale Lanteri ha estratto un coltello conficcando la lama dapprima alla giugulare e poi ha inferto un colpo alla base della nuca, spezzando la lama che è rimasta conficcata nel collo della vittima, che ha tentato invano di difendersi dall’aggressore.
Agli inquirenti il giovane ha detto di avere avuto una relazione sentimentale con la figlia della vittima che è durata 3 anni per concludersi nel mese di marzo. Da allora Lanteri ha tentato di riallacciare i rapporti senza mai riuscirvi. Al pm Pagano ha detto che la madre della ragazzina era quella che più volte si è dimostrata comprensiva e che lo ascoltava. Ed è anche per tale motivo che non si comprende il motivo dell’uccisione.
Il ragazzo ha detto di avere trascorso quasi 16 ore in riva al mare, completamente isolato al punto che si era temuto che avesse compiuto un altro gesto inconsulto. Soltanto a tarda serata, preso dai morsi della fame e intirizzito dal freddo, ha cominciato a inviare messaggi al cognato e ad altri familiari. Tanto è bastato agli investigatori per individuare dove si stesse nascondendo e di prelevarlo. L’arrivo dei poliziotti per il giovane è sembrata anche come una liberazione.
C. A.