Vicenda nave “Aquarius”, l’Autorità Portuale: “Nessuna competenza nei controlli ambientali sui rifiuti”
In merito alla vicenda giudiziaria che ha coinvolto la nave “Aquarius”, della Ong “Medici Senza Frontiere”, con l’accusa è di aver scaricato in modo indifferenziato nei porti italiani rifiuti pericolosi a rischio infettivo, sanitari e altro, accumulati durante i salvataggi in mare, l’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Orientale, che amministra i porti di Augusta e Catania, chiarisce con un comunicato stampa diffuso poco fa, “di non avere per legge nessuna competenza di controlli ambientali riguardante il conferimento dei rifiuti di bordo da parte delle navi che scalano i due porti, ma ha l’obbligo “ope legis” (Per effetto di una norma di legge) di provvedere esclusivamente all’espletamento delle procedure di gara per la ricerca del contraente. Soggetto che è stato selezionato mediante procedura di gara comunitaria. La società affidataria del detto servizio provvede al conferimento dei rifiuti di bordo e inoltre, alla raccolta dei rifiuti presenti nel sedime portuale che vengono consegnati alla discarica autorizzata”. Nella nota diffusa, l’Autorità Portuale con l’occasione ringrazia l’attività profusa dalla Magistratura inquirente, assicurando nel frattempo la massima collaborazione.
Sono 24 gli indagati a vario titolo coinvolti nell’inchiesta, in cui sono finiti sotto accusa da parte degli inquirenti i vertici della Ong “Medici Senza Frontiere”; nel presunto traffico di rifiuti pericolosi a rischio infettivo, sanitari e non, scaricati in maniera indifferenziata nei porti italiani come se fossero rifiuti urbani. Accusa notificata oltre alla Ong, anche a due agenti marittimi e che ha fatto scattare il sequestro preventivo della nave “Acquarius” (attualmente nel porto di Marsiglia) e di 460mila euro.
L’indagine eseguita dalla guardia di finanza e dalla polizia di Stato, coordinata dalla Procura di Catania, avrebbe accertato uno smaltimento illecito di rifiuti accumulati durante le attività di salvataggio in mare in 44 occasioni, per un totale di 24mila chili di rifiuti. L’accusa nei confronti di Msf, considerata dagli inquirenti “produttrice” dei rifiuti al centro del traffico illecito, riguarda sia l’Aquarius, per il periodo da gennaio 2017 a maggio 2018, sia la Vos Prudence, la nave utilizzata dalla Ong tra marzo 2017 e luglio 2017. Per questo nel registro degli indagati – con l’accusa di “attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti” – sono finiti, oltre ad alcuni membri dell’organizzazione, anche il Centro operativo di Amsterdam (che gestiva l’Aquarius) e il Centro operativo di Bruxelles (che invece ha gestito e finanziato le missioni di soccorso della Vos Prudence).
Secondo l’accusa, i soggetti coinvolti – a vario titolo – avrebbero “sistematicamente smaltito un ingente quantitativo di rifiuti pericolosi a rischio infettivo”, che sarebbero stati “conferiti in modo indifferenziato, unitamente ai rifiuti solidi urbani, in occasione di scali tecnici e sbarco dei migranti” in 11 porti italiani: Trapani, Pozzallo, Augusta, Catania e Messina in Sicilia; Vibo Valentia, Reggio Calabria e Corigliano Calabro in Calabria; Napoli e Salerno in Campania; Brindisi in Puglia. Tra i rifiuti scaricati la procura indica “gli indumenti contaminati indossati dagli extracomunitari”, gli scarti alimentari e i rifiuti sanitari infettivi utilizzati a bordo per l’assistenza medica.
La normativa in vigore regola disciplinata dello smaltimento dei rifiuti ed è finalizzata a organizzarne la gestione di quelli provenienti dalle navi che fanno scalo nei porti, così come dai pescherecci e dalle unità da diporto stanziali e in transito, alla luce delle ultime disposizioni normative in materia.
La direttiva europea relativa agli impianti portuali di raccolta per i rifiuti prodotti dalle navi e i residui del carico, è stata recepita dall’ordinamento italiano con il D.Lgs n. 182 del 24 giugno 2003. L’obiettivo della normativa è di ridurre gli scarichi in mare dei rifiuti prodotti dalle navi e dei residui del carico, in particolare gli scarichi illeciti da parte delle navi che utilizzano porti situati nel territorio della Comunità europea, migliorando la disponibilità e l’utilizzo degli impianti portuali di raccolta per i suddetti rifiuti e residui e rafforzando pertanto la protezione dell’ambiente marino.
Concetto Alota