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L’ex sovrintendente Muti: “Teatro greco? Subito i fondi per il restauro”

Prosegue il dibattito sulla tutela, la fruizione e la valorizzazione del teatro greco. E si arricchisce di un nuovo contributo da parte dell’ex sovrintendente ai beni culturali di Siracusa, arch. Mariella Muti, che si dice propensa ad aprire la cavea del colle Temenite ad altri tipi di spettacoli che non siano quelli classici “purché rispondano a criteri di assoluta qualità”.

“Il teatro greco come tutti gli altri siti archeologici – dice l’arch. Muti – rappresenta un patrimonio da restituire alle future generazioni, per cui ritengo giusto rispettare i nostri beni, che hanno ottenuto il riconoscimento Unesco. Condivido le preoccupazioni dell’avv. Salvo Salerno, di cui apprezzo la sua sensibilità per i temi della tutela dei beni culturali e le faccio mie. Però, insisto nella proposta di istituire un organismo tecnico in grado di valutare ogni iniziativa”.

L’arch. Muti rilancia, quindi, l’ipotesi di un “organismo che rappresenti sia l’assessorato regionale al Turismo sia quello ai beni culturali che abbia il precipuo compito di effettuare una programmazione a lungo termine, penso a una cadenza triennale per avere un cartellone di spettacoli eccellenti perché Siracusa e la Sicilia siano i luoghi della qualità. Non è un caso se al teatro di Cagliari, dove viene programmata ogni anno la stagione lirica, sia sempre un successo di pubblico e di melomani che provengono anche dal Giappone. Pensiamo in grande e programmiamo una stagione lirica di altissimo livello al teatro greco: questo ci permetterebbe di attirare flussi turistici importanti, valorizzando al contempo in nostro monumento”.

Ma prima di affrontare un discorso di programmazione, occorre fare i conti con la fragilità del teatro greco già più volte manifestata ma mai affrontata con efficacia e in maniera definitiva. “Ogni volta che i turisti calcano i gradoni del teatro – dice Muti – anche se calzano le scarpe da ginnastica si trascinano pietruzze e l’effetto che provoca è come se transitassero con una spugnetta abrasiva. Già quando ero sovrintendente sono intervenuta per chiedere fondi pubblici per avviare il restauro del teatro greco. Avevamo presentato un progetto che prevedeva una spesa di 4 milioni di euro per un intervento complessivo e radicale per la salvaguardia del monumento. Purtroppo, il progetto è rimasto sulla carta perché quei fondi, che pure ci erano stati promessi, non sono mai arrivati. Oggi, peraltro, occorrerebbe un flusso maggiore di denaro per eseguire il restauro del teatro”.

E come si concilierebbe la fruizione del teatro greco con i lavori di restauro, ammesso che si troveranno i fondi per il suo restauro? “Credo che questo non costituisca un problema – continua Muti – come è già avvenuto per i lavori di restauro della cattedrale, si procederebbe per settori di monumento in modo da lasciare libero tutto il resto garantendo la fruizione ai visitatori e agli spettatori la visione degli spettacoli”.

Tornando alla questione delle regole relative alla tutela dei siti archeologici, l’arch. Muti ci riporta indietro di 14 anni: “Vorrei ricordare che nel 2004 a conclusione di un convegno, è stata redatta la cosiddetta carta di Siracusa per l’uso dei teatri antichi. Ecco, questa deve essere la nostra pietra miliare. Bene, quindi, la programmazione degli spettacoli per la valorizzazione del bene, prima però, come per il teatro di Taormina, bisogna redigere una scheda, fare degli studi che contengano l’analisi monumento per monumento che ne fotografi lo stato di conservazione e di tutela. Insomma, prima la conoscenza e poi valorizzazione, dovrebbe essere la regola aurea.

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