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Veleni al petrolchimico, ancora indagini del Nictas, guardia di finanza e carabinieri

Il lavoro barattato con la morte. “Sono 5 i nostri colleghi che negli anni sono deceduti a causa di un tumore e altri 3 sono ora sotto cura medica; leucemia, cancro alla gola e alla guancia sono le patologie che hanno portato ad ammalarsi e alla morte i nostri compagni di lavoro”. Una percentuale del 14% di patologie tumorali sui 60 dipendenti all’Ias di Priolo che schiaccia ogni record. Non ci sono prove certe sulle correlazioni tra veleni e l’inquinamento, i morti e i malati, ma dopo l’energico intervento del procuratore Fabio Scavone (nella foto) che ha disarticolato l’inviolabile segreto sulle industrie e l’inquinamento è arrivato il coraggio di denunciare un dramma silenzioso. I lavoratori denunciano che “si è fatto di tutto per mantenere il silenzio su questa vicenda, compresa a volte la pratica del posto di lavori ai figli in cambio della morte del genitore”. Ma la musica non cambia anche nelle altre fabbriche. La paura è sempre quella della perdita del posto di lavoro. Alcuni addetti dopo l’azione della magistratura parlano nella generalità di poca attenzione sull’inquinamento e della regola del risparmio non adattando gli impianti alle nuove tecnologie a causa della crisi del settore, confermando l’impianto accusatorio della Procura di Siracusa. “Imprudenza, negligenza e imperizia, nella consapevolezza delle condizioni di qualità dell’aria del territorio di riferimento, omettendo di adattare gli impianti alle prestazioni attendibili in base alle migliori tecniche disponibili e di attuare le misura tecniche necessarie per contenere l’inquinamento dell’ambiente”.

Si è quindi nettamente fuori del cono di luce della legalità costituito dalla prevedibilità e quindi dello scopo del comportamento dell’osservanza della cautela; sistema che è alla base della decisione è in realtà quella della mancata “precauzione”.

“Logica vuole – secondo due tecnici che troviamo davanti alla portineria nord del petrolchimico, che anche loro pretendono l’anonimato e non per paura dicono, ma “per il quiete vivere” – che è bene evitare anche condotte di cui si sconosce la pericolosità, o tenere condotte volte a prevenire pericoli che, essendo soli sospetti occorre avere prudenza e non spavalderia; cosa che non avviene”.

Per l’inchiesta, coordinata dal procuratore Fabio Scavone e diretta dai sostituti procuratori Tommaso Pagano, Salvatore Grillo e Davide Lucignani, qualcuno fa riferimento all’azione decisa del Pretore Antonio Condorelli, quando negli Anni Settanta dichiarò lotta dura alle industrie che inquinavano liberamente.

Intanto proseguono a ritmo serrato le indagini con altri avvisi di garanzia, sia per la maxi inchiesta sull’inquinamento della Procura di Siracusa da parte degli uomini del Nictas, guardia di di finanza e carabinieri, sia per la seconda indagine sull’Ias da parte degli investigatori della guardia di finanza che riguarda appalti, commesse di lavoro, contratti sullo smaltimento dei fanghi, forniture e provviste in genere. Una corposa documentazione è al vaglio degli uomini delle fiamme gialle che scavano nei meandri e nei segreti della gestione della società consortile Ias da sempre considerata un polmone di compensazione per la politica siracusana e in cui sono finiti assunti un numero indefinito di uomini della politica, senza colpo ferire, superando ogni regola della funzione con titoli regolati, potere politico e favori per la nomina dei vertici da parte della politica. Insomma, vengono a galla, oltre ai “fanghi sporchi” e i dintorni, nuovi elementi in fase evolutiva. In pratica, uno stabilimento nato al servizio della politica locale e di quella regionale.

Concetto Alota    

 

 

 

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