Morte del maresciallo Gioia, verso una super perizia
Si profila l’affidamento di un incarico a un consulente per eseguire una nuova perizia, in grado di dirimere i dubbi e le contraddizioni emerse fino a questo momento sul caso della morte del maresciallo dei carabinieri Licia Gioia, avvenuta la sera del 28 febbraio 2017. Il gup del tribunale aretuseo, Luisa Intini, si è, infatti, riservata sull’ipotesi di nominare un perito super partes che riesca a rispondere a una serie di quesiti che serviranno al giudice per orientarsi rispetto alla vicenda processuale.
Nel fascicolo processuale sono presenti due relazioni tecnico-scientifiche. La prima è quella depositata nel dicembre 2017 dai professori Domenico Compagnini e Alessio Plebe che hanno concentrato la loro attenzione sul primo colpo di pistola, quello che determinò la morte istantanea del maresciallo che hanno sostanzialmente avallato la compatibilità dell’ipotesi di un suicidio. La seconda è quella prodotta dai consulenti di parte, il medico legale Giuseppe Bulla, e il prof. Stefano Conti, perito balistico torinese, che pongono non pochi dubbi sulla ricostruzione della dinamica e ipotizzano un quadro di responsabilità a carico del marito poliziotto.
Il gup Intini ha, quindi, fissato una nuova udienza per il 4 aprile durante la quale scioglierà la riserva sull’eventuale nomina di un tecnico che dovrà eseguire la nuova perizia scientifica nella villetta di contrada Isola dove si è consumata la tragedia. Nella stessa udienza il giudice scioglierà la riserva anche sulla richiesta dell’avv. Stefano Rametta, che difende il marito di Gioia, di ammettere il proprio assistito al rito abbreviato.
Intanto, all’udienza preliminare di ieri mattina ha registrato il giudice, con il beneplacito delle parti, ha disposto l’ammissione alla costituzione di parte civile del padre del sottufficiale, Erasmo Gioia, della madre Donata e del fratello Peter, con il patrocinio dell’avv. Aldo Ganci, oltre che del centro antiviolenza “Ipazia ” con il patrocinio dell’avv. Alessia Lo Tauro. Come si ricorderà, il pm Marco Di Mauro ha chiesto il rinvio a giudizio per Ferrari per il quale ha ipotizzato il reato di omicidio aggravato, ritenendolo responsabile della morte del maresciallo che era in servcizio al nucleo operativo del comando provinciale dei carabinieri di Siracusa.