AmbienteAttualitàCronacaPrimo Piano

Polo industriale Siracusano, benvenuti nell’inferno sulla terra: discariche a iosa e “fuoco amico”, puzza nauseabonda tra silenzi e dolore

 

Per quale motivo non si riesce a segnare una svolta decisa alla lotta contro l’eco reati? La sintesi conferma l’inadeguatezza di leggi e la mancanza di controllo. Tutto si svolge come un paradigma, in un’epoca che nega la verità incontrovertibile, si scopre attraverso i Social, la presenza massiccia di tanti difensori di chi avvelena l’ambiente sapendo di inquinare. Per un posto di lavoro, o forse solo per una promessa, sono pronti a svendere la propria dignità e a schierarsi con quella parte della Società che senza scrupoli inquina in maniera selvaggia, con il rischio di produrre tumori, cancri e malattie a ventaglio tra la popolazione residente che colpisce tanti ignari cittadini fin dentro la propria casa, attraverso l’aria, l’acqua e il cibo. Sono scomparsi i valori, come l’onore e la parola “data”. I rapporti tra gli esseri umani ormai sono regolati dalla paura o dalla necessità.

Ci troviamo nel triangolo industriale del petrolchimico di Priolo, Melilli, Augusta. Per chi arriva qua per la prima volta, al solo transitare in auto, non capisce di primo acchito il perché della presenza nell’aria della puzza nauseabonda dal sapore prepotente di uova marce che lo costringe a chiudere velocemente i finestrini dell’auto. È giusto salutare questi occasionali visitatori, oltre che informarli, con un benvenuto nell’inferno sulla terra, dove a tratti la puzza è irresistibile, l’aria irrespirabile, colonne di fumo sinistre variopinto che s’innalzano sinistre verso il cielo, fiumi veleni e di percolato che dalle discariche, oltre ad andare a fuoco d’estate, quando piove si riversano in mare, la falda acquifera contaminata, la fauna e la flora compromessa e la disperazione dei residenti beffati dal falso Eldorado ormai tramontato tanto promesso, e per giunta rimasti senza lavoro costretti ad emigrare, come negli Anni ‘50 e ‘60. Siamo in una zona diventata povera e dissennata, dove di contro si producono prodotti chimici, idrocarburi, benzine, gasolio e olio lubrificante, e solo in teoria ricchezza.

Come uno stereotipo collettivo, appare la beffa con il danno alla collettività locale a suo tempo ingannata e illusa, per chi risiede nei territori industriali, come quello siracusano, riportato nel rapporto “Sentieri”, riferito a casa nostra, la Sicilia, il tasso di mortalità e di malformazioni congenite sono in progressivo aumento, mentre l’incidenza dei tumori è molto più alta della media nazionale e regionale. Insiste il nesso fra presenza dei veleni nell’aria, nell’acqua e nei terreni e i picchi inconsueti di peculiari malattie. Infatti, non è per niente rassicurante la quinta edizione del rapporto “Sentieri” “Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento”, dell’Istituto Superiore di Sanità. Dopo otto anni di studio, è la cartella clinica più aggiornata dei cittadini residenti in quarantacinque Sin, i Siti d’interesse nazionale per le bonifiche, in Sicilia Priolo, Gela, Milazzo.

Gli impianti molto nocivi per la salute, oltre all’Ilva di Taranto che rimane al primo posto, sono, rimanendo in Sicilia, quella di Milazzo, di Gela ora passata al verde e nel petrolchimico siracusano dove troviamo una concentrazione di impianti di raffinazione; quelli chiamati nord e sud Isab di proprietà della russa Lukoil, ex Erg della famiglia Garrone, la raffineria leader nei lubrificanti di proprietà dell’algerina Sonatrach, ex Esso, gli stabilimenti che si occupano della produzione di prodotti chimici la Sasol e la Versalis del Gruppo Eni, oltre al depuratore di proprietà della Regione Siciliana e gestito dalla società mista pubblico-privato chiamata Ias, impianto messo più volte sotto accusa dalla magistratura e dalla collettività perché produce tanto inquinamento considerato il pozzo nero delle industrie del polo industriale siracusano in cui si concentrano i mille veleni che sua volta formano una puzza irresistibile che inonda lo spazio circostante a più non posso. Al semplice transitare, secondo come spira il vento, l’aria si ammorba dei veleni che rilasciano le vasche aperte e il respiro diventa davvero difficoltoso. Una situazione davvero apocalittica, unica, che da decenni provoca tanti fastidi e inquinamento molto penetrante in tutto l’ambiente circostante che il vento sposta velocemente spesso nei centri abitati viciniori.

E proprio sull’inquinamento, alle situazioni di Priolo, Milazzo e Gela sono delegate le sezioni speciali dello Studio “Sentieri” su “inquinanti prioritari ed effetti sulla salute”. Nell’aria controllata c’è “la presenza di alcuni contaminanti in concentrazioni elevate”, valori “riconducibili alle emissioni industriali”, “rilevanti” anche i dati di contaminazione del suolo, “con superamento di limiti normativi in alcuni casi di migliaia di volte”. Con le piogge, “i contaminanti possano essere stati assorbiti dal suolo e trasferiti nel comparto aereo e nelle acque sotterranee con conseguente rischio sanitario per la popolazione”, da quello del “consumo di frutta o vegetali coltivati in aree contaminate”. Insiste poi “l’eccesso di prevalenza delle malformazioni congenite” dell’apparato urinario e dei genitali.

Per la zona industriale di Priolo, Augusta, Melilli e Siracusa, il risultato nello specifico analizzato e che trova conferma delle varie perizie nel tempo da parte dei consulenti nominati della Procura, compresa l’ultima, arrivata recentemente sui tavoli dei Pm siracusani, definisce le potenzialmente legate alla morte per inquinamento “in eccesso” i dati sul mesotelioma della pleura, sul tumore del polmone e sulle malattie respiratorie acute. “L’incidenza complessiva dei tumori maligni, esclusi quelli della pelle, è in eccesso rispetto alla popolazione delle regioni del Sud e Isole in entrambi i generi”. “In linea” con le medie nazionale e regionale l’incidenza oncologica della popolazione fra zero e 29 anni. Analoga tendenza sulle malformazioni congenite, tranne quelle del sistema nervoso. Altri “altri risultati d’interesse”, ci sono “l’eccesso della pneumoconiosi”, compresi possibili casi di asbestosi, patologia determinata da ingenti esposizioni ad amianto”.

In sintesi, come in premessa, viviamo davvero nell’inferno sulla terra. E se nel passato la parola “inquinamento” non era nell’uso comune del rapporto tra la popolazione e le istituzioni, si deve registrare la valida presenza dei comitati di base e delle associazioni ambientaliste che con la loro costante attività hanno creato uno valido e fruttuoso stato d’animo combattivo nella pubblica opinione. Ora, a dispetto del passato silenzioso, le denunce e le segnalazioni d’inquinamento dell’ambiente arrivano alle istituzioni in tempo reale; quello che manca è l’attività di controllo e d’intervento per punire chi inquina e rimane, il più delle volte, impunito.

Concetto Alota

 

 

 

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *