Siracusa. Polemiche tra Reale e Italia: i traccheggi del centrodestra causarono la sconfitta, il ricorso al Tar atto dovuto
La vicenda delle ultime amministrative, trova spazio nella polemica; ma, secondo una linea di pensiero, si tratterebbe di una tattica per creare confusione. L’ultimo atto che si registra è la conferenza stampa in cui Francesco Italia risponde a Ezechia Paolo Reale. Con un analitico resoconto che non lascia spazio. Per l’avvocato Gianluca Rossitto, legale di Italia, traspare chiaramente come nessun condizionamento del voto alle amministrative abbia cambiato la corsa degli eventi, la volontà popolare. Le ragioni sono falsate da un esito del voto che non è per nulla in discussione. Le irregolarità riscontrate all’atto della verificazione, non riguardano l’elezione del sindaco ma i consiglieri comunali, le liste e comunque non sarebbero tali da inficiare l’esito della tornata elettorale. Francesco Italia da cittadino si difende dagli attacchi subiti dall’avvocato Ezechia Reale e dai movimenti vicini al centrodestra che, onore del vero, si presentò alle elezioni amministrative alquanto diviso in piena guerra sotterranea; tradimenti e voto disgiunto sono stati i veleni serviti ai commensali. Come per il vecchio detto popolare diretto a chi perde gli asini e cerca i capezza.
Vi fu dunque qualcosa di misterioso in quell’alleanza? Il fatto certo è che Reale fu tradito in casa; un gioco oggi a bocce ferme che non regge la presunzione di una vittoria che non ci sarebbe mai stata. Dopo l’esito del primo turno, per il ballottaggio si doveva fare chiarezza all’interno del centrodestra, invece tutto si è svolto come in una seduta scherzosa, una messa in scena, quando la condanna era stata già sentenziata e il dubbio che tanti voti furono dirottati su Italia.
Al centro del contendere c’è l’interpretazione della relazione della commissione prefettizia, incaricata dal Tar di Catania a eseguire la verificazione dei verbali delle 70 sezioni in cui sono emerse incongruenze. L’avvocato Gianluca Rossitto, che difende Italia davanti al Tar sostiene che “l’obiettivo di Reale, è quello di ripetere le elezioni non è perseguibile perché non sono mai stati contestati i voti attribuiti dall’ufficio elettorale ai sindaci. Reale non superò il quorum del 40% e quindi si andò al ballottaggio che non è, quindi, in discussione”. Rossitto ha sottolineato come sia esagerata l’ipotesi di 5mila voti male attribuiti: “Ammesso che sia questa la soglia dell’errore, bisognava chiedere la correzione dei voti. Ma questo non comporta la ripetizione perché la massa di voti attribuita è nettamente superiore”.
“Sono stato in doveroso e rispettoso silenzio – dice Italia – e non sono mai intervenuto nelle fasi della verificazione ma non consento che qualcuno voglia delegittimare la mia onorabilità e quello della mia giunta come se fossimo a capo di un comitato criminale che abbia avuto l’obiettivo di condizionare l’esito delle amministrative ricorrendo a brogli e schede ballerine. Noi sempre dalla parte della legalità rifiutammo liste perché non convinti e il tempo ci ha dato ragione. Insomma, vi sono lacune oggettive che l’ufficio elettorale ha superato facendo ricorso alle tabelle di scrutinio e ai modelli 12 laddove dove fosse stato riscontrato il residuale margine di errore”.
Con queste premesse ci si avvia all’udienza del 7 novembre davanti al Tar di Catania che dovrà decidere sulla richiesta di annullamento del voto, presentata dall’avvocato Reale. Una marcia lenta per il ricorso al Tar di Reale: i controlli confermano alcune irregolarità ma niente di grave; poche le possibilità di un rovesciamento della frittata. Chi si è illuso che il ricorso al Tar presentato a suo tempo da Ezechia Paolo Reale sulle votazioni per le amministrative per l’elezione del sindaco e del consiglio comunale di Siracusa, a distanza di mesi può rendersi conto facilmente dell’inefficienza della macchina nella pubblica amministrazione.
Rappresenta un fenomeno piuttosto frequente dell’attività della Giustizia amministrativa il lento avanzare dell’attività giudiziaria a tutti i livelli, specie, come nel caso, quella burocratica, che sembra assumere naturalmente un significato pregiudizievole per chi, per motivi diversi, sia nella posizione di attendere il compimento di una determinata attività importante, principe in uno Stato di diritto e di doveri, da parte della pubblica amministrazione in tempi brevi. Il termine inerzia indotta potrebbe essere utilizzato in tutti i casi come questo.
Il riferimento all’esercizio del potere dei giudici amministrativi vuole che agiscano come un soggetto disinteressato e non attivo verso la regola della democrazia compiuta. Si rileva come in tanti casi il mancato svolgimento di un’attività assuma un peso giuridico e non la sua doverosità.
Ma ora, in base ai controlli e le verifiche, che riguardano però solo il primo turno di elezioni, da parte della Prefettura di Siracusa, a seguito del ricorso presentato da Ezechia Paolo Reale candidato a sindaco arrivato secondo poi al ballottaggio contro Francesco Italia, a ben vedere e ben sentire, si tratta di fatti poco rilevanti dal punto di vista della regolarità della consultazione, quindi, non gravi da poter far ritornare alle urne i cittadini siracusani: distrazione ed errori nella compilazione dei verbali e le differenze sulle preferenze e altro ancora, ma senza discrepanze resistenti sul piano sostanziale, rimanendo solo un margine irrisorio di semplici compiti di verifica e nulla più; è stato chiarito che non c’è stato impegno e professionalità, alla fatta dei conti.
Sul fronte della Giustizia amministrativa a sua volta il Tar, nello specifico, ha sancito la presenza di tanti dubbi sulla regolarità del voto nel capoluogo siracusano. Come si ricorderà la prima sezione del Tar di Catania ha disposto l’accertamento su 74 delle 123 sezioni totali. Accogliendo, di fatto, tutte le verifiche spinti nel ricorso presentato da Reale, candidato sindaco e battuto in uno scenario carico di veleni e di misteri al ballottaggio dall’attuale primo cittadino, Francesco Italia, erede naturale dell’ex primo cittadino di Siracusa, Giancarlo Garozzo.
L’avvocato Reale ha chiesto l’annullamento delle operazioni per l’elezione del sindaco e del consiglio comunale e rispettive proclamazioni; dei verbali di proclamazione dei candidati al ballottaggio; dei verbali delle operazioni in 74 sezioni concernenti il primo turno; di tutti i verbali delle operazioni elettorali dell’Ufficio Centrale del primo e del secondo turno. Nelle 83 pagine del ricorso erano riportati i casi di sezioni con dati incompleti, dove non sarebbero stati riportati, il numero dei votanti, il numero delle schede autenticate, il numero delle schede autenticate e non utilizzate, la sommatoria tra votanti e schede autenticate e non utilizzate che dovrebbe portare il numero complessivo degli aventi diritto del voto nella sezione. Il riesame accolto dal Tar, rappresenta un caso raro, come dichiarò a caldo il difensore di Reale, l’avvocato messinese Antonio Catalioto. E raro rimarrà.
Il nostro sistema politico presenta un’anomalia. Questo problema è ormai visibile agli occhi di tutti. Solo chi vuole voltarsi dall’altra parte per non guardare la realtà dei fatti, è fuori dal gioco. Si può aggiungere qualche esempio di cattiveria, poco etica e morale; la magistratura deve ancora pronunciarsi e si processa per strada, sui Social.
Ma cosa c’è dietro il colpo di mano che non fece conquistare la poltrona di Sindaco di Siracusa a Ezechia Paolo Reale? Questo modo di agire dei capi bastoni politici, i famosi portatori di voti, non è un vizio solo siciliano, ma è diffuso anche altrove. Chi sono quelli del centrodestra che non hanno votato e fatto votare Reale? Questo è il vero motivo di una disastrosa avventura politica, con tutti i numeri in mano, non raggiunge l’obiettivo.
È finito già da qualche tempo pensare al bene comune come obiettivo, l’unico fine è il tornaconto personale del singolo politico; per questo caso l’orizzonte temporale non è la sentenza del Tar, ma la prossima elezione. Specie in un momento in cui non esiste più il concetto di destra e sinistra, ma solo, quello del profitto personale, di gruppo, ottenuto mediante favori e piaceri, fatti o da fare, agli amici o conoscenti, e non importa se avversari politici, basta che in futuro possano ricambiarsi la cortesia.
Non è il caso nostro, ma l’esistenza dei comitati d’affari in politica c’è sempre stata. E non sono nati a urne chiuse, ma sempre prima del voto per finire negli interessi che a sua volta coinvolgono necessariamente gli imprenditori. Siracusa è piena di storielle di comitati d’affari. Uno strumento valido per portare a termine opere utili, nomine di sottogoverno, ma anche dove nascondere connubi e interessi; questa separazione insiste fra il candidato, o eletto, e gli organizzatori che impediscono l’elezione di chi non è gradito nel “club-politico” pro-tempore. Sono, di solito, i cosiddetti politici di professione, i famosi politicanti, che nella vita non sanno fare altro, con l’aggravante di condizionare il territorio in cui sono stati eletti ai loro interessi personali o di gruppo d’appartenenza.
Concetto Alota