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Petrolchimico siracusano. Industrie e veleni: fallimento della politica tra demagogia, strumentalizzazione e false promesse

Il sindaco di Priolo Pipo Gianni è un politico navigato; uno di quelli che conosce bene i meandri del sistema politico italiano. Ha iniziato da quando è a capo dell’amministrazione del Comune industriale di Priolo Gargallo tutta una serie di proposte e interventi degni di un’attività a dir poco sconvolgente, organizzata e ben distribuita sui media in un modo o nell’altro. Per certi aspetti efficaci e carica di buone notizie per la popolazione dell’intero territorio siracusano. Tutto ben strutturato. Il fatto è che si tratta di criticità che sono presenti nel petrolchimico siracusano da 70anni, compreso il periodo in cui lo stesso Gianni è stato sindaco di Priolo, deputato all’Ars, assessore regionale e deputato alla Camera. Una carriera di tutto rispetto. Tutto questo stride nel momento in cui lo stesso dimentica di essere stato ai vertici del potere politico sia regionale sia nazionale, da complimenti. Si deve registrare, però (a parte la questione pirite e qualche altro risultato importante), che tutto è rimasto fermo: le bonifiche, la questione delle discariche velenose che continuano a spuntare come funghi, la puzza proveniente dalle industrie con, l’inquinamento selvaggio che da sempre è stato presente, la questione depuratore consortile gestito dall’Ias, ma ora, a differenza del passato, arriva la minaccia di chiudere gli impianti con un decreto; ma le reazioni non sono state altrettanto entusiastici poiché appare ancora una volta una sortita dal sapore di lana caprina politica, così come per il passato, non ha portato alla diminuzione dell’inquinamento, mentre le speranze di una svolta verso l’abbassamento della puzza, almeno periodicamente, sono davvero poche, almeno tecnicamente, specie per alcuni impianti.

Per la cronaca. Già per la Procura di Siracusa nelle diverse inchieste, aperte dall’ex procuratore Giordano e dopo la nomina dei consulenti, è chiaro chi sono le industrie che inquinano e che tipo d’inquinanti siano stati riscontarti, compreso la spirale dei venti che spingono i gas verso quale direzione. Inchieste per certi aspetti ancora aperte cui stanno lavorando investigatori e consulenti. Fin qui le varie vicende.

Ora il sindaco di Priolo scrive che vuole ordinare, a memoria cose mai fatte prima d’ora, “con studi tecnici specifici, commissionati alle Università di Trieste, Milano e Catania, per individuare quali aziende rilasciano le emissioni che stanno creando episodi di cattiva qualità dell’aria e per sapere quali sostanze contengano – qualora le aziende interessate non dovessero collaborare, sarà emessa un’ordinanza di chiusura dell’impianto in questione”.

Per questo “ha convocato i direttori degli stabilimenti industriali, intimando loro di segnalare eventuali anomalie che possano avere provocato i miasmi che nell’ultima settimana hanno reso ancora più invivibile il nostro paese”. Scrive ancora Gianni in una nota pubblica sul sito istituzionale su Facebook: “Nell’ultimo anno si è tentato di instaurare un dialogo, di collaborare con le industrie ma ciò non è più possibile, perché la situazione è ormai divenuta insostenibile. Ogni stabilimento interpellato dopo gli ultimi episodi ha scaricato la responsabilità su un altro stabilimento. Adesso – è scritto nella nota pubblicata da Gianni – metterò in atto tutti i poteri che la Legge mi conferisce come Sindaco, il Comune si rivarrà su chi ha abusato del nostro territorio. Il solo obiettivo è la salvaguardia della salute dei cittadini, che subiscono ogni giorno una violenza inaudita; non per vivere, ma per sopravvivere, in un paese divenuto ormai ostile, dove si parla solo d’inquinamento, malattia, morte, un paese che ogni giorno saluta per sempre qualcuno, che, se si dovesse continuare in questo modo, potrebbe essere svuotato, come avvenne tanti anni fa per Marina di Melilli. Le industrie devono essere consapevoli che nel nostro territorio abitano persone e devono dire se possiamo continuare a vivere qui o se dobbiamo andar via”.

Il primo cittadino priolese ha informato la pubblica opinione, così come i presenti all’incontro che sugli ultimi avvenimenti ha già chiesto di essere ascoltato in Procura, dove ha presentato un esposto, corredato dalle segnalazioni dei cittadini pervenute presso il Comando di Polizia Municipale”. Inoltre Gianni invierà anche una dettagliata relazione al Ministro dell’Ambiente e all’assessorato regionale competente, per assumere i dovuti provvedimenti e chiederà una revisione delle AIA, le autorizzazioni ambientali rilasciate agli impianti. “Le industrie che non ci stanno – ha continuato Pippo Gianni – possono anche abbandonare il nostro territorio”. Gianni ha però annunciato che chiamerà il Consiglio comunale ad approvare una proposta da portare alla Camera, al Senato e all’Ars, per far sì che le industrie che decidono di abbandonare debbano prima bonificare e rimettere tutto a posto, così come inizialmente trovato. Il Sindaco Gianni ha nuovamente convocato i Direttori degli stabilimenti, dai quali, nei prossimi giorni, esigerà risposte concrete sui quesiti posti. Dovranno dire – ha concluso Pippo Gianni – chi ha inquinato e come ha intenzione di risolvere il problema, affinché non si ripeta più”. All’incontro c’erano i responsabili di Air Liquide, Enel Centrale Archimede, Erg Power, IAS, Isab Impianti Nord, Isab Impianti IGCC, Isab Impianti Sud, Priolo Servizi, Syndial, Versalis, la Giunta comunale, il Presidente del Consiglio, i Consiglieri comunali e Don Palmiro Prisutto, il parroco ambientalista che da anni si batte contro l’inquinamento.

Che cosa dicono le norme di legge che regolano la materia? La più esplicita recita: Omissioni di atti d’ufficio – e questo potrebbe interessare per il petrolchimico siracusano sia il passato sia il presente – inquinamento dell’aria, da traffico veicolare, omissione di atti d’ufficio, getto pericoloso di cose. Artt. 110 e 328 c.p., 110, 40 comma 2, 81 e 674 c.p. poteri attribuiti dall’ordinamento generale al sindaco in materia di traffico veicolare e d’inquinamento dell’aria, consentono di asserire che la mancanza o l’inadeguatezza delle deliberazioni atte alla prevenzione ed all’eliminazione di gravi livelli d’inquinamento dell’aria, e lesivi pertanto del diritto alla salute umana, sono suscettibili in determinati casi di configurare i reati di cui agli artt. 328 e 674 c.p., di omissione di atti di ufficio e di emissioni atte ad offendere la salute di una pluralità di persone . La responsabilità giuridica di intervenire adeguatamente deve essere riconosciuta, oltre che al sindaco, agli assessori ed in generale a tutti gli organi che sono in concreto dotati di poteri deliberativi, nell’ambito di organismi amministrativi di enti territoriali, essendo tutti questi soggetti preposti a rilevanti settori del governo del territorio urbano e circostante.

In capo ai rappresentanti delle amministrazioni con poteri deliberativi in relazione all’importanza dei beni della vita, primo fra tutti la salute e l’incolumità fisica, vi è un preminente obbligo d’’intervento cui corrispondono, per i cittadini, interessi legittimi (alla congruità dei provvedimenti amministrativi afferenti) e diritti soggettivi

E’ ipotizzabile una tutela civilistica di urgenza a fronte di una reiterata inerzia, palese inadeguatezza e inutilità secondo parametri di giudizio di logica comune e delle scienze e tecniche di settore, dell’azione amministrativa in contesti territoriali ove i livelli di tossicità dell’aria siano una costante.

Sul piano civilistico in ipotesi di negligenza dell’amministrazione, in tema di provvedimenti con conseguenze sulla salute e l’incolumità, e dunque anche in materie che direttamente coinvolgano la salubrità dell’aria, vige il principio generale che risponde civilmente (nelle forme disciplinate dal codice civile della reintegrazione in forma specifica nel diritto ingiustamente leso o attraverso il risarcimento per equivalente pecuniario) dei danni ingiusti causalmente connessi ad omissioni o azioni inadatte colui il quale rivestiva una posizione che gli poneva obblighi giuridici di impedire l’evento.

La natura discrezionale tecnica dei provvedimenti (ordinanze d’urgenza, delibere consiliari) espressione dei poteri degli enti territoriali non esonera dall’obbligatorietà del loro esercizio e alle conseguenti responsabilità civili e penali che ne derivano, in considerazione della rilevanza costituzionale e della preminenza sociale dei diritti soggettivi interessati in materia di salute e ambiente.

Gli enti locali e il sindaco sono esclusivi “garanti” della salute e della salubrità dell’ambiente laddove questa sia minacciata e danneggiata da situazioni collettive che agiscono in contesti pubblici, quali le emissioni del traffico veicolare sulle strade, principale fonte di insalubrità dell’aria, a fronte di una assoluta carenza di ogni minima possibilità di difesa e di intervento in materia da parte dei singoli cittadini di tutte le età e condizioni di salute e sociale, destinati indistintamente a subire impotenti quotidiani attacchi da emissioni letali. Ma finora, da 70anni, non risultano provvedimenti in senso.

Siamo sfortunati. Il clima contrastante, aggressivo, registrato negli ultimi tempi, denota la mancanza di un ventaglio d’ideologie nette e chiare che diventa impresa complicata e fallimento della società e di tutta la comunità siracusana confusa dalle mille sigle che si nascondono il più delle volte nell’antimafia, nell’ambientalismo e nella facile strumentalizzazione, così come nella vecchia ma sempre valida demagogia politica.

 Il territorio siracusano appare dimenticato dalla politica. E questo al semplice guardar. Ha fame di buona politica e non, invece di una classe dirigente che amministra alla, meno peggio, e che non fa nulla per risollevare le sorti di una comunità sfortunata, che non riesce a dare nemmeno la speranza ad una popolazione ormai abbandonata al destino dei vinti.

Concetto Alota

 

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