Petrolchimico siracusano: inquinamento selvaggio, ormai si può parlare di un disastro ambientale
Siracusa. Un vecchio detto recita: mentre il medico studia, il malato muore. Senza un piano urgente e serio di bonifica del territorio del petrolchimico, il genocidio in atto che denuncia da tempo don Palmiro Prisutto, continuerà all’infinito.
Un destino maligno quello che ha colpito la popolazione dei comuni industriali nel petrolchimico un tempo più grande d’Europa. Nel1949 con la nascita della raffineria Rasiom di Angeli Moratti nella costa della rada di Augusta per la cittadina inizia il sogno dell’Eldorado ma anche la convivenza inaspettata con le attività industriali e il sinistro calvario della lotta con la morte.
La raffineria ha garantito per decenni, occupazione e ricchezza, ma anche alla fine tanta disperazione. Si allargano le attività industriali a vista d’occhio; uno dopo l’altro gli stabilimenti della chimica e della raffinazione spuntano come funghi e aumentano creando posti di lavoro. Si scopre che non è tutto oro quel che luccica. Troppi interessi gravitano attorno al petrolchimico. Nemmeno la crisi della raffinazione e del settore petrolchimico ha fermato quei mostri che vomitano veleni notte e giorno, mentre la riconversione tanta decantata non arriverà mai. Si risparmia in tutti i modi possibili.
I cittadini megaresi e dei comuni di Melilli, Priolo, Siracusa e i dintorni si sono da sempre trovati indifesi e prigionieri delle drammatiche conseguenze ambientali e sanitarie, generate da stabilimenti chimici e dalle raffinerie cui bisogna aggiungere la mancata bonifica dei mille veleni sotterrati a mare e a terra.
L’attività del polo industriale siracusano è diventata una delle aree dell’Italia in cui la quantità e pericolosità degli inquinanti richiede interventi strutturali, bonifica e non invece proclami ad effetto dai politicanti. L’inquinamento senza controllo, la corruzione e il connubio tra le parti hanno causato una progressiva contaminazione dell’ambiente con livelli elevati di veleni inquinanti tossici persistenti.
Nonostante le accuse delle associazioni, gruppi di lavoro contro l’inquinamento, ambientalisti e della Procura di Siracusa siano gravissimi e che il tutto si può benissimo definire ormai un disastro ambientale, omesse bonifiche e violazione dei codici ambientali, si continua ad inquinare a iosa e senza controllo. Reati che prevedono pene comprese fra tre e dodici anni di reclusione. Si tratterebbe però solo di una amara consolazione per un’area che purtroppo continuerà a subire tragici effetti dopo 70anni d’inquinamento e che senza un intervento risolutorio questo genocidio proseguirà ancora per tanto, troppo tempo. Ma per il momento si continua a scrivere e a parlare distribuendo mere e gratuite speranze.
Concetto Alota