Priolo, appalti nel petrolchimico: misura meno afflittiva per un commercialista
Per la vicenda relativa a un giro di appalti pilotati per la manutenzione degli impianti delle principali committenti del polo petrochimico di Priolo e Melilli a prezzi ribassati, il tribunale del Riesame di Catania ha parzialmente accolto il ricorso proposto dal commercialista Luigino Longo. I giudici, su istanza dell’avvocato Bruno Leone, hanno ritenuto il professionista dovere essere indagato per concorso esterno in associazione e non, come proposto dalla Procura di Siracusa, come componente dell’associazione a delinquere. Il tribunale ha, quindi, ridotto la misura interdittiva dell’esercizio della professione da 12 a 8 mesi.
La vicenda è quella relativa all’operazione Gap, con la quale la guardia di finanza aretusea ha scoperto a ottobre una maxi evasione fiscale della quale devono rispondere Stefano Bele e la moglie Isabella Armenia. Le investigazioni delle fiamme gialle sono scattate nel 2017 a seguito di una verifica fiscale nella società che operava nell’indotto delle gradi committenti Isab, Saipem, Priolo Servizi, Versalis, Erg e che versava in una situazione di totale dissesto. E’ emerso che tutte le aziende, parte delle quali aderenti al consorzio Cipis, facevano capo alla coppia di imprenditori Armenia e Bele. La tecnica adottata dagli indagati ruotava attorno al consorzio Cipis, che si aggiudicava gli appalti per la manutenzione degli impianti del comprensorio industriale.
Dalle indagini è emerso che, per ingannare le committenti, sarebbero stati falsificati i Durc e gli Unilav di molte società commissionarie. Laddove comparivano in ruoli formali, i due congiunti incassavano compensi sproporzionati rispetto all’incarico ricoperto. Il drenaggio delle risorse sarebbe avvenuto anche sfruttando lo schermo offerto dalla dimensione internazionale.