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Festa della Liberazione, cerimonia al Pantheon con Prefetto e Sindaco

La festa della Liberazione è stata celebrata a Siracusa con una cerimonia sobria e attenta alle misure di contenimento da covid19. Niente reparti delle forze armate schierate nella piazza del Pantheon, niente rappresentanti delle associazioni combattentistiche e d’arma, ma soltanto la partecipazione del prefetto Giusy Scaduto e del sindaco Francesco Italia, e un rappresentante della sezione siracusana dell’associazione nazionale partigiani d’Italia, l’avvocato Umberto Di Giovanni. Scortato dal gonfalone della città di Siracusa, due vigilesse hanno collocato una corona d’alloro davanti al portone chiuso della chiesa.

I due rappresentanti istituzionali hanno salito la scalinata per sostare qualche minuto in raccoglimento davanti alla corona in memoria di tutti i caduti, mentre un trombettiere ha intonato il silenzio.

 “Ricordiamo coloro che caddero con coraggio per restituire la libertà all’Italia”, ha detto il primo cittadino nel commentare la breve quanto significativa cerimonia al Pantheon.

Sul 25 Aprile una nota del Sindaco

“Il paragone tra pandemia e guerra è stato uno dei più abusati nella lotta contro il coronavirus. Non so se sia il più azzeccato, so però che mesi di pandemia e di privazioni ci autorizzano a considerare questo 25 aprile in un’ottica diversa dal solito: non solo festa della Liberazione dal nazifascismo ma anche occasione per riflettere in chiave attuale su quanto accadde 75 anni fa, quando l’Italia riuscì a ritrovare la forza per ripartire nel valore civile di essere una comunità coesa. Lascio a chi ne ha le competenze il compito del confronto e dell’analisi. Io, come tutti gli altri Sindaci italiani che si sono trovati all’improvviso ad affrontare con pochi mezzi un problema enorme, rifletto su questo tempo sospeso (come sospeso è il tempo durante le guerre), sui progetti accantonati per la nostra splendida città, sulle risposte immediate da dare ai problemi urgenti dei miei concittadini più deboli che stanno subendo in misura maggiore le conseguenze della crisi.

Cito una frase di Piero Calamandrei, uno dei padri di quella Costituzione che deve restare un punto di riferimento, adeguata al dramma del covid-19: “La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”. Ecco, oggi come allora dobbiamo riflettere sulla libertà, non solo rispetto alla nostra vita e ai nostri spazi ma rispetto alle scelte che saremo chiamati a compiere.

La libertà è energia positiva messa al servizio di una comunità e dei suoi valori; è coraggio perché il cambiamento comporta decisioni difficili e scomode; ed è forza creativa per non ricadere negli stessi errori, per modificare i paradigmi del benessere e realizzarlo su nuovi pilastri, uno dei quali non può che essere che quello della solidarietà.

Il 4 maggio si allenteranno alcune delle misure messe in atto dal Governo contro il contagio. Prepariamoci sin da ora a quella scadenza, perché non sarà un ritorno alla normalità ma un lento adeguamento a un periodo di convivenza con la malattia. Dedichiamo questi giorni a ripensare cosa hanno significato la clausura forzata e la sofferenza di migliaia di famiglie che hanno conosciuto la perdita di propri cari, senza nemmeno poter godere di un loro ultimo abbraccio, e la privazione delle fonti di sostentamento. Pensiamo su quali nuove basi riallacciare il nostro sistema di relazioni.

Lo dobbiamo a tutti coloro che da mesi sono in prima linea per continuare a fare funzionare l’Italia, a cominciare dai medici e dagli operatori sanitari che in molti, troppi casi hanno dato la loro vita per gli altri”.

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