Droga in carcere, l’avvocato Troia: “Ignaro dei traffici illeciti”
Per oltre due ore e mezzo si è sottoposto all’interrogatorio di garanzia, rispondendo punto per punto a tutte le contestazioni mosse dalla Procura. L’avvocato Sebastiano Troia, indagato per avere favorito l’introduzione di sostanze stupefacenti all’interno della casa circondariale di Cavadonna, droga destinata a un detenuto suo assistito, ha avuto modo di rigettare ogni addebito e di chiarire la propria posizione.
Troia è arrivato poco prima delle 16 al palazzo di giustizia dove lo attendevano i legali difensori, avvocati Puccio Forestiere, Luca Ruaro e Fabiola Fuccio. E’ apparso lucido, sereno e fortemente determinato a chiarire al più presto tutti gli aspetti di una vicenda che, ha riferito, di averlo parecchio amareggiato. All’interrogatorio davanti al gip del tribunale aretuseo, Carla Frau, che ha emesso a suo carico la misura cautelare degli arresti domiciliari, hanno voluto essere presenti il procuratore capo Sabrina Gambino e i sostituti procuratori Stefano Priolo ed Enea Parodi, che hanno coordinato l’indagine scaturita da una serie di intercettazioni eseguite al telefonino in possesso di Francesco Capodieci, il detenuto nel reparto di alta sicurezza, a cui, secondo quanto sostenuto dagli inquirenti, sarebbero state destinate le dosi di hashish.
Nel corso del lungo e articolato interrogatorio, il penalista avolese ha protestato la propria innocenza chiarendo i vari episodi contestati. “Ha rivendicato la propria buonafede e trasparenza nei comportamenti – ha detto l’avvocato Forestiere – anche con riferimento ad alcune intercettazioni, ha chiarito la propria inconsapevolezza rispetto ai traffici illeciti di droga o di telefonini che entravano in carcere. Altro non possiamo, al momento, riferire perché ci sono ancora accertamenti in corso”.
La replica alle accuse relative alla consapevolezza del penalista di avere introdotto in carcere la droga è stata evidenziata in una corposa memoria difensiva in cui è spiegato il senso di una serie di intercettazioni che “a nostro modo di vedere – dice l’avvocato Forestiere – dimostrano che il collega Troia inequivocabilmente fosse all’oscuro e ignaro di questi illeciti traffici”.
L’avvocato Troia ha chiarito anche che quando nelle conversazioni intercettate parla di caramelle non vi fosse alcun’allusione alla droga. “Questo è l’aspetto più grottesco della vicenda – aggiunge Forestiere – perché solo chi non conosce Troia, che sovente consuma e offre caramelle ai suoi interlocutori, può pensare che abbia utilizzato un linguaggio criptico”.
Il collegio difensivo ha prodotto una memoria con numerosi allegati a sostegno dell’estraneità del penalista ai fatti oggetto della contestazione con la richiesta al giudice di valutare la possibilità di revocare o di modificare la misura cautelare degli arresti domiciliari adottata a carico dell’indagato. I legali difensori sono, comunque, pronti entro la fine della settimana di fare ricorso al tribunale del riesame.
Nella mattinata di ieri è stata sottoposta a interrogatorio di garanzia anche la convivente del detenuto, per la quale è stata adottata la misura personale dell’obbligo di dimora. Assistita dall’avvocato Aldo Valtimora, in quasi 3 ore di interrogatorio davanti al gip Frau, al procuratore Gambino e agli altri due pm che hanno coordinato l’indagine, l’indagata ha avuto modo di dare la propria versione dei fatti rispetto alle contestazioni degli inquirenti. Protestando la propria innocenza, ha chiarito di avere fornito una confezione di tabacco al convivente detenuto mentre, a proposito del contenuto dei vasetti di crema, dentro cui, secondo gli inquirenti, vi fosse anche l’hashish, la donna ha riferito di non avere mai saputo che cosa contenessero realmente. Su diverse altre contestazioni, relative principalmente alle conversazioni telefoniche intercettate dagli investigatori della guardia di finanza, l’indagata si è trincerata dietro diversi “non ricordo bene”.
L’inchiesta è piuttosto articolata e si basa su intercettazioni telefoniche e su attività di riscontro. Durante il periodo d’indagine, a carico del detenuto sono stati eseguiti all’interno dell’istituto penitenziario due sequestri di stupefacenti: un primo sequestro, nel mese di dicembre, nel corso di un’attività di controllo; un secondo sequestro, nel mese di febbraio, a seguito di una perquisizione personale operata nei suoi confronti al termine di un colloquio con il difensore. Quest’ultima operazione era stata finalizzata a riscontrare gli elementi probatori emergenti dalle investigazioni.