Il presidente del tribunale agli avvocati: “Attività giudiziaria mai sospesa”
“Non v’è mai stata alcuna sospensione dell’attività giudiziaria e dei servizi di cancelleria se non per i pochi giorni necessari al compimento di una doppia attività di sanificazione del Palazzo di Giustizia a seguito di un conclamato caso di positività di un magistrato al Covid 19”. Questa la replica del presidente del Tribunale, facente funzioni, Antonio Alì, alla manifestazione di venerdì degli avvocati con lo slogan “Giustizia sospesa”. Il presidente Alì spiega di avere adottato le misure organizzative anche relative alla trattazione degli affari giudiziari, “in ossequio a specifica norma di legge”. Le misure, che individuano le attività giudiziarie compatibili con la salvaguardia della salute di magistrati, personale amministrativo, avvocati e utenti, sono state adottate “d’intesa con il presidente della Corte d’Appello e il Procuratore Generale di Catania, sentito l’Assessore regionale della salute e il consiglio dell’Ordine degli Avvocati”.
Il presidente del Tribunale sostiene che “per evitare di ingessare la situazione e consentire una progressiva ripresa di tutte le attività, ho previsto che tali misure valgano fino al 30 giugno e non fino al 31 luglio”. Poi il riferimento ad alcune dichiarazioni: “Non vedo – dice Alì – come sostiene il presidente Favi, “porte da sfondare”, che sono sempre restate aperte, nei limiti consentiti dall’obbligo di salvaguardia della salute della collettività né ho “vergogna” a spiegare il come e il perché siano state adottate – con larghe intese – le misure. Provo invece vergogna per l’insostenibile situazione, pur nota all’avvocatura ma del tutto obliterata in questa occasione, in cui è stato da tempo lasciato l’organico dei magistrati e del personale amministrativo del Tribunale, ridotto di oltre un terzo il primo; del 70% quanto a funzionari e del 50% quanto a cancellieri il secondo – e privo delle due guide istituzionali”.
Sui rinvii delle udienze, il presidente Alì dice: “purtroppo i rinvii d’ufficio delle cause che – convengo – sono intollerabili in un paese civile, diventano obbligati – al di là della contingenza pandemica – se non c’è un giudice che possa trattarle”.