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Mafia & Rifiuti. Inchiesta Sicula Trasporti: nelle intercettazioni le responsabilità rinviate alla Regione Siciliana

Trema la politica, piangono i colletti bianchi. Si scoprono gli scheletri nell’armadio. Le indagini della Procura di Siracusa dopo la divisione in due tronconi dell’inchiesta, continuano a largo raggio. Qualcuno, o forse più di uno, ha parlato, spiegato i particolari e le intercettazioni hanno confermato i fatti. Inchiesta che ha origine nel 2018/2019 riguardante la gestione della discarica di Lentini gestita dalla Sicula Trasporti per scoprire le “pressioni” del clan mafioso dei Nardo finalizzate ad ottenere l’affidamento di un chiosco presente all’interno dello stadio della Sicula Leonzio che disputa il campionato di serie C. Ma ora sarebbero spuntati nuovi e vecchi nomi di tanti colletti bianchi, uomini politici, amministratori e mediatori. Le indagini della Procura di Siracusa si sono riaperte a ventaglio, verso la conferma di nuove rilevazioni di addetti ai lavori e persone informate sui fatti.

Il sequestro della magistratura riguarda anche la “Sicula Compost” con sede a Catania che si occupa di “produzione di compost” e cioè la produzione di fertilizzanti agricoli derivanti dall’utilizzazione e trasformazione di scarti vegetali e agroalimentari, con circa 20 dipendenti e ha un fatturato di 3,6 milioni di euro.

La Procura Distrettuale Antimafia ha ipotizzato il traffico illecito di rifiuti grazie anche al sistematico circuito corruttivo con il pagamento di tangenti in contanti per decine di migliaia di euro per addolcire verifiche e controllo. Si scopre il sistema e partono gli accertamenti tecnici disposti dalla Procura di Catania durante un accesso negli impianti “incriminati” operato dalla guardia di finanza nel febbraio del 2019.

Nelle intercettazioni si rinviava le responsabilità alla Regione Siciliana e alla perenne emergenza dei rifiuti che vive la Sicilia: “Non abbiamo macinato un sacco? E vabbè, l’impianto è andato male ma gli portiamo le carte quando io stavo qui 24 ore su 24 e ci mandavano 500 autocompattatori al giorno”. Utili, secondo l’accusa, a garantire controlli di comodo da parte dei due funzionari pubblici arrestati “a busta paga”. “Tieni – diceva Leonardi mentre le microspie registrano il tutto – con questo ti fai il Ferragosto”. (…) “Minchia il Ferragosto”.

Presunti illeciti insistono anche sullo sversamento in mare del percolato. Una pratica già pià volte denunciata da queste colonne in uso nel comparto della depurazione e nelle discariche nel territorio siracusano del petrolchimico. Percolato smaltito solo sulla carta con false fatture e giro bolla. I finanzieri ricostruiscono i fatti tornando indietro nel tempo al 17 novembre 2018, giorni in cui un violento temporale si abbatte su Lentini inondando teloni e vasche della discarica della Sicula trasporti. La miscela di acqua e rifiuti, percolato, sarebbe dovuto finire dentro dei silos di stoccaggio, ma per accelerare i periodi, la proprietà avrebbe dato carta bianca all’utilizzo di alcune pompe per trasferire il liquido in un terreno confinante. “Ogni volta che piove noi la dobbiamo buttare fuori – dicevano – Se piove la puoi abbiare – gettare – fuori”. Ovviamente, con l’attenzione necessaria. Lo scopo era “accorciare i tempi”. Come nel caso dell’impianto Sicilia Compost, specializzato nella produzione di fertilizzanti dopo la lavorazione dell’umido della raccolta differenziata dei cittadini. Ai trattamenti specifici, tra cui la conservazione in particolari celle di biocontenimento per l’essiccazione, Leonardi avrebbe preferito la velocità: “Non è che possiamo fare le cose perfettamente”, spiegava, come riportano le microspie della guardia di finanza.

C.A.

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