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Sequestrati i beni agli eredi di un imprenditore siracusano

La DIA di Catania ha eseguito un decreto di sequestro nei confronti degli eredi di Vincenzo Guglielmino, deceduto nel dicembre 2018, imprenditore già attivo nel settore della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Accertata la sproporzione tra i redditi dichiarati e l’imponente patrimonio di Guglielmino, fittiziamente trasferito ai suoi familiari molto prima del suo decesso, proprio per eludere la possibilità di applicazione delle misure di prevenzione a suo carico. Il valore del sequestro, che colpisce la E.F. Servizi Ecologici Srl e la G.V. Servizi Ambientali Srl, numerose unità immobiliari, un opificio, terreni, autoveicoli, rapporti bancari e finanziari, è stato prudenzialmente stimato in 20 milioni di euro.
Guglielmino, nel 2017, era stato arrestato nell’ambito dell’operazione “Piazza Pulita”, poichè accusato di tentata estorsione e danneggiamento aggravati dal metodo mafioso, commessi nei confronti della Roma Costruzioni S.r.l., società che gestiva il servizio di raccolta rifiuti a Noto. In quella circostanza, secondo quanto accertato dagli investigatori, contestualmente all’insediamento della società aggiudicataria del servizio di raccolta rifiuti su Noto, avvenuto il primo marzo 2017, l’imprenditore catanese Vincenzo Guglielmino, si sarebbe presentato al titolare dell’impresa Roma Costruzioni srl quale emissario di Angelo Monaco, storico appartenente al gruppo criminale “Trigila”, richiedendo l’assunzione di due operai che sarebbero stati indicati dal citato Monaco “in sostituzione” della diretta corresponsione di somme di denaro. Incassato il diniego al tentativo estorsivo è stato subito progettato ed eseguito nella serata della domenica di Pasqua (il 16 aprile) un atto incendiario a un autocompattatore custodito all’interno dell’autoparco.
L’anno dopo Guglielmino venne nuovamente arrestato dalla DIA di Catania nell’ambito dell’operazione “Gorgoni”, per associazione mafiosa, concorso in corruzione e in turbativa d’asta, nonchè intestazione fittizia di beni. Guglielmino, secondo chi indaga, era riuscito a costruire il suo impero economico grazie alla fattiva collaborazione con il clan Cappello, da cui riceveva “protezione” e affidamento di importanti appalti pubblici, a fronte di sostentamento economico.

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