Siracusa. Operazione Gold trash, i scena muta dei Quercioli
E’ durato appena pochi minuti l’interrogatorio di garanzia nei confronti dei tre indagati della famiglia Quercioli Dessena, coinvolti, a vario titolo, nell’operazione “Gold trash” portata a termine la scorsa settimana dai militari della Guardia di finanza. Davanti al giudice per le indagini preliminari, Carmen Scapellato, sono comparsi ieri mattina Giulio, Diego e Antonio Quercioli, il primo raggiunto dalla misura cautelare degli arresti domiciliari gli altri due dalla misura personale dell’obbligo di dimora. Difesi dall’avvocato Glauco Reale, i tre indagati hanno preferito fare scena muta riservandosi di presentare ricorso al tribunale del riesame di Catania per chiedere l’annullamento della misura cautelare.
Con gli ultimi tre indagati si è chiusa questa fase degli interrogatori. Adesso i legali difensori avranno modo di studiare e approfondire le carte inserite nel fascicolo dell’inchiesta per stabilire la strategia da adottare. I tre della famiglia Quercioli sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie di reati in materia fallimentare, quali bancarotta fraudolenta da operazioni dolose in materia fiscale, distrattive e preferenziali. 19 sono i capi d’imputazione di cui deve rispondere Giulio Quercioli, dal 2017 con “le redini in mano dell’organizzazione”, ritenuto “al vertice della piramide”, come scrive il Gip nell’ordinanza, il “regista” delle operazioni che hanno indotto i militari delle fiamme gialle a sequestrare complessivamente 11 milioni di euro.
L’attività d’indagine ha preso avvio da una denuncia dell’Agenzia delle Entrate per reati di natura fiscale a carico di alcune società del gruppo imprenditoriale Quercioli Dessena, che si occupa, da decenni, della gestione dei rifiuti in diversi comuni, compreso il capoluogo. Le fiamme gialle hanno, quindi, posto i riflettori su tre società, Gestioni Patrimoniali srl, Sosise srl e Cg Ambiente srl, per le quali la Procura aveva chiesto la dichiarazione di fallimento. Gli investigatori hanno ricostruito l’attuazione del meccanismo distrattivo già a partire dal 2001 quando la società Gestioni Patrimoniali avrebbe compiuto l’operazione di scissione parziale del proprio oggetto sociale.