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No al patto Stato-raffinazione, Bivona : “Atto gravissimo”

“Incredulità ed indignazione sono le prime reazioni nell’apprendere che è stato cassato dal Decreto Rilancio del Governo Conte l’emendamento presentato dall’On. Prestigiacomo sul Patto Stato-Raffinazione, per dedicare parte delle tasse generate da questo territorio alla transizione energetica ed alla sostenibilità ambientale.

Incredulità perché non si pensava si potesse arrivare a tanto da parte del Governo nel continuare a penalizzare una Regione già fortemente discriminata: ritirare un emendamento che tutte le forze politiche avevano approvato, maggioranza ed opposizione, perché avrebbe dato prospettive di ripresa all’intera filiera energetica, oggi fortemente in crisi per la drastica riduzione dei consumi.

Indignazione perché dopo un decennio di veti normativi ed ostruzioni autorizzative da parte della Politica nazionale e regionale, volti a scoraggiare le imprese ad investire nei maggiori poli industriali, anzi per agevolarne la fuga, finalmente ci sarebbe stata la possibilità di lanciare un segnale di segno opposto: attrazione di nuovi investimenti per riprendere la strada della transizione energetica e dello sviluppo sostenibile e l’arrivo di nuovi investitori in una Regione non più ostile alle grandi iniziative imprenditoriali.

Considerando che la parte pubblica non è stata finora in grado di sopperire, nonostante i milioni di euro che le aziende locali versano annualmente allo Stato, alle gravi carenze infrastrutturali del nostro territorio, che ci relegano all’attuale isolamento, sarebbe stato ragionevole lasciare ai privati una parte di queste tasse per mantenere gli stessi “ancorati” al territorio.

Insieme al Patto Stato-Raffinazione per la filiera energetica, avevamo anche fatto altre proposte: un contributo a fondo perduto per il settore del Turismo ed Eventi pari al 20% del fatturato dell’anno precedente, l’abolizione dello split payment, che non è andata in porto, per aiutare il settore dell’edilizia e delle costruzioni metalmeccaniche, la riduzione del cuneo fiscale, come alternativa alla cassa integrazione, per tutte le imprese impegnate a mantenere i livelli occupazionali, anch’essa non presa neanche in considerazione.

Siamo curiosi di conoscere come il Governo intende rispondere, in maniera concreta e non con dichiarazioni che poi non trovano riscontro nella pratica attuazione, alle esigenze della Regione Siciliana di recuperare il 25% del PIL in meno che ci ritroveremo alla fine di quest’anno.

Siamo curiosi di sapere come il nostro Ministro per il Mezzogiorno pensa di colmare il gap Nord-Sud, quante risorse del Recovery Fund e del MES arriveranno nel nostro territorio.

Gli imprenditori vorrebbero poi conoscere quale Piano industriale si deve perseguire al fine di rendere compatibili nuove attività imprenditoriali alternative”.

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