Piano Regionale Qualità dell’aria: le precisazioni di Confindustria Siracusa.
In riferimento al comunicato stampa emanato dall’Assessore dell’Ambiente Cordaro al termine dell’incontro di ieri presso gli uffici della Regione, Confindustria Siracusa ritiene indispensabile fare alcune importanti precisazioni.
Intanto si premette che le aziende hanno impugnato il Piano Regionale Tutela Qualità dell’Aria (e prima ancora il Piano di zonizzazione su cui si fonda il Piano Qualità dell’Aria) non perché contrarie al Piano di Qualità dell’Aria emanato dalla Regione, ma perché hanno sempre rilevato che le misure adottate nei loro confronti contenute nel Piano attualmente vigente introducono livelli di limiti emissivi inferiori a quanto già previsto a livello europeo e nazionale ad oggi autorizzato.
Difatti, come si evince dal PRTQA e dai successivi rapporti Arpa (edizione del 2019), la nostra zona industriale negli ultimi anni non ha mai mostrato alcuna criticità rispetto ai limiti riferiti a ciascun inquinante come previsto dalla 155/2010, ma nonostante ciò sono state adottate misure volte al contenimento emissivo che peraltro oltre a essere ingiustificate sono in molti casi tecnicamente intraguardabili.
Inoltre si rileva come l’adozione delle misure si basa su dati emissivi del 2012 e per i dati relativi alla qualità dell’aria si fa riferimento all’anno 2015, che, quindi, non rappresentano la situazione attuale.
Gli impianti industriali, infatti, destinatari di Autorizzazioni Integrate Ambientali (AIA) già dal 2011 hanno posto in essere progetti di ammodernamento degli impianti per conseguire l’applicazione delle migliori tecnologie disponibili di settore, i cui risultati in termini di miglioramento della qualità dell’aria non sono stati tenuti in conto dal PRTQA.
C’è da evidenziare, inoltre, che le prescrizioni restrittive previste non hanno eguali a livello nazionale: basti verificare come i piani analoghi della Regione Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, con qualità dell’aria ben più compromessa di quella siciliana, non indichino soluzioni come quelle previste nel piano della Regione Siciliana e ciò a grande nocumento della competitività delle nostre industrie con quelle nazionali ed europee.
Ritornando al comunicato stampa della Regione si ritiene che la richiesta di uno studio di fattibilità che dimostri la volontà concreta – attraverso la rappresentazione di costi e tempi – di adeguare gli impianti industriali per attuare la riduzione delle emissioni sia alquanto ridondante in quanto tutte le Aziende dopo gli incontri con i gruppi istruttori AIA (avvenuti prima del lockdown) hanno inviato a fine giugno al Ministero Ambiente e alla commissione Gruppo Istruttore AIA, un piano che illustra le difficoltà tecniche connesse ad ulteriori riduzioni dei limiti.
Nello stesso tempo notiamo che non si fa alcun riferimento alla possibilità di rimodulare il Piano allorchè venissero accertate le osservazioni delle aziende.
Si vuole, infine, precisare che le aziende non hanno mai posto una questione pregiudiziale economica sull’argomento: in questi anni esse hanno continuato ad investire centinaia di milioni di euro in tecnologie all’avanguardia per abbattere le emissioni e rientrare entro i limiti man mano emanati dall’Europa e recepiti dalla legislazione nazionale.
I rilievi delle Aziende hanno sempre riguardato da un lato la fattibilità tecnica delle prescrizioni contenute nel piano e dall’altro l’efficacia stessa del piano, che dà prescrizioni basandosi su dati obsoleti chiedendo investimenti per la riduzione di sostanze oggi non più un problema per l’area industriale e con beneficio atteso irrilevante. Per fare un esempio rispetto al biossido di zolfo l’ARPA, nel suo report del 2019, conclude che “la presenza di questo inquinante su questa provincia si può considerare poco significativa” e ciò perchè le Aziende rispettano ormai da anni le BAT e i limiti emissivi europei e nazionali e nonostante tutto nel PRTQA vigente si prevedono Misure per riduzione di questo inquinante.
Gli investimenti delle Aziende potrebbero essere, oggi, indirizzati verso progetti di sostenibilità integrata per rendere gli impianti sempre più competitivi sul mercato italiano e internazionale anche ai fini di aumento del benessere sociale del territorio.
Le Aziende, quindi, trasmetteranno alla Regione, come richiesto, quanto già inviato al Ministero dell’Ambiente in risposta alle richieste del gruppo istruttore AIA, rimanendo a disposizione per chiarimenti e approfondimenti eventualmente richiesti dalla Regione stessa.