Tappa siracusana domani per Greenpeace
Dopo aver incontrato gli amministratori dei Comuni Siciliani contrari allo Sblocca Italia del Governo Renzi, venerdì scorso a Licata, gli attivisti di Greenpeace hanno occupato, pacificamente, per quasi tre giorni, oltre 30 ore, la piattaforma Prezioso di Eni, nel Canale di Sicilia proprio davanti a Licata. La manifestazione di protesta,non violenta, si è, dunque, conclusa senza incidenti e da nuova spinta al tour dimostrativo chiamato “Non è un Paese per fossili” che domani, venerdì 17, arriverà a Siracusa. Intanto, ieri, così come annunciato, si è svolta in piazza Montecitorio, a Roma, una manifestazione contro il decreto Sblocca Italia, alla quale hanno aderito oltre 160 tra associazioni e comitati. Contemporaneamente, nella sala stampa della Camera dei Deputati, si è tenuta una conferenza congiunta di Greenpeace, Wwf e Legambiente per presentare le osservazioni delle associazioni al decreto del governo Sblocca Italia e un programma di iniziative pubbliche per contrastarne gli indirizzi. “Si è conclusa dopo oltre 30 ore la nostra occupazione della piattaforma Prezioso, ma non finisce certo la protesta che si alza da molte comunità locali nel Paese contro lo “Sblocca Trivelle” di Renzi” afferma Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. “Imbarazza come il primo ministro parli con grande disinvoltura di difesa del clima ai summit internazionali, mentre vuole estrarre fino all’ultima goccia del poco petrolio di cui dispone l’Italia e allo stesso tempo metà del Paese è colpita da eventi metereologici estremi”. E per continuare a sensibilizzare l’opinione pubblica e raccogliere le istanze delle comunità locali, domani, venerdì 17, come detto, la nave di Greenpeace farà tappa a Siracusa, dove è previsto, alle 14.30, un incontro con i parlamentari nazionali siciliani per denunciare le ultime richieste di prospezioni per idrocarburi nel Canale di Sicilia. Greenpeace ritiene che il decreto Sblocca Italia sia in realtà uno “Sblocca Trivelle”, che determinerebbe impatti insostenibili sugli ecosistemi marini e al contempo colpirebbe il turismo e la pesca, minacciando le comunità costiere. La “svolta fossile” di Renzi non risulterebbe benefica neppure per l’occupazione e le casse dello Stato: a parità di investimento, le fonti rinnovabili generano molto più lavoro delle fossili, e le royalties previste in Italia per le estrazioni di idrocarburi offshore sono tra le più basse al mondo. Su queste osservazioni si fonda la protesta che da Siracusa si sposterà successivamente a Napoli.