Traffico illegale di armi: l’Italia tra i primi posti in Europa
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Il traffico illegale di armi è in crescita continua. Tra i maggiori Paesi coinvolti troviamo l’Italia. E questo nonostante l’impegno del governo, con la Legge del 25 ottobre del 2017, n. 163; un sistema informatico di tracciabilità più rigoroso e collegato con gli altri paesi Europei, per scoraggiare gli acquisti e di controllarne i passaggi di proprietà in maniera continua.
L’Europol indica la Mafia, la ‘Ndrangheta, i gruppi criminali albanesi, oltre alla Sacra Corona Unita, fra le organizzazioni maggiormente coinvolti nel commercio illegale di armi. Le grandezze del mercato è difficilmente calcolabile, benché la proporzione è legata al valore del commercio italiano autorizzato, che secondo l’ultimo report governativo si attesta su 5,2 miliardi di euro di autorizzazioni e 2,5 mld di euro di trasferimenti definitivi negli ultimi due anni, ammonterebbero a circa il 10-20%, fra i 520 milioni e il miliardo di dollari.
Sulle armi rubate nelle armerie, alle forze dell’ordine o a privati cittadini, è emerso che una buona parte dei furti di armi in danno di privati cittadini, con false denunce di furto, sono invece cessioni volontarie ai mafiosi che, in questo modo, si assicurano armi “pulite” per eseguire omicidi.
La gran parte delle armi utilizzate da Mafia, Ndrangheta, Camorra e Sacra Corona Unita proviene dall’Albania e dalla ex Yugoslavia; è il caso delle famose pistole Tokarev e delle mitragliette AK 47, meglio noto come fucile Kalashnikov. La Commissione Antimafia, ha più volte sottolineato che i clan italiani hanno ottenuto rifornimenti sia via mare sia via terra. Dai Balcani le armi attraversano il mar Adriatico in imbarcazioni, mentre dal Nord Italia arrivano su carichi apparentemente legali trasportati da camion e in piccole quantità sulle delle auto private.
C.A.