Deciso NO dell’Associazione Decontaminazione Sicilia al deposito di GNL nella rada di Augusta
Già il 10 Giugno 2019 le associazione Decontaminazione Sicilia, Comitato Stop veleni, Natura Sicula e il Comitato Bagali-Sabbuci-Baratti, hanno depositato un esposto alla Procura di Siracusa sui potenziali pericoli che comporterebbe la costruzione di un deposito per lo stoccaggio di gas denominato Gnl all’interno della rada di Augusta. L’Autorità di Sistema Portuale del Mare (Adsp) della Sicilia orientale, lo scorso dicembre, ha avviato una procedura di manifestazione di interesse secondo la normativa vigente, finalizzata alla realizzazione di un deposito di GNL nella rada megarese presso il pontile di Punta Cugno, alla quale hanno aderito sei aziende. Il progetto, illustrato lo scorso 14 febbraio, presso la sede di Confindustria.
Oggi gli ambientalisti, oppositori del progetto, ritornano a protestare con un comunicato stampa. “L’Autorità di Sistema Portuale del Mare (ADSP) della Sicilia orientale, alcuni giorni addietro, ha reso noto che è stato approntato un progetto per la costruzione di un deposito di stoccaggio di GNL (Gas Naturale Liquefatto) all’interno della rada di Augusta, mediante terminal galleggiante di capienza minima pari a 400 m3 e un massimo di 1200 m3. Detto deposito sarà allocato nei pressi del pontile consortile di Punta Cugno”.
“Come già ribadito in più occasioni, continua la nota – l’Associazione Decontaminazione Sicilia esprime grande preoccupazione per l’ubicazione dell’impianto all’interno della rada di Augusta; infatti il deposito sorgerebbe in un’area fortemente sismica e soggetta a possibili maremoti, ubicata a pochissima distanza dalle torce e dagli sfiaccolamenti delle vicine raffinerie del polo petrolchimico di Priolo (potenziale rischio “effetto domino”) ed a poca distanza dal centro abitato di Augusta. Inoltre il porto megarese durante lo scarico e il carico di gas resterà bloccato e le imbarcazioni dovranno mantenere una certa distanza, con gravi danni per tutto il comparto. Poi basti pensare che il GNL nel passaggio dallo stato liquido a quello gassoso, incrementa di ben 600 volte il proprio volume. Quindi, se sfuggisse un solo litro di gas a contatto con l’aria diventerebbe di 600 litri e, essendo il GNL più pesante dell’aria, la nuvola resterebbe a mezza aria in balia dei venti. Se detta nuvola, sospinta dai venti, raggiungesse le fiaccole degli impianti si avrebbe un disastro con relativo effetto domino che coinvolgerebbe anche altri centri abitati posti nelle vicinanze”.
“Per tali motivi Decontaminazione Sicilia, insieme a Natura Sicula, al Comitato Sabuci – Bagali ed al Comitato Stop Veleni, ha depositato, nel maggio del 2019, un esposto alla Procura della Repubblica di Siracusa sui potenziali pericoli relativi alla costruzione del deposito di GNL. Pertanto Decontaminazione Sicilia, pur riconoscendo nel GNL ridotte capacità inquinanti, ritiene che allocarlo in un’area ad elevata sismicità ed a densa concentrazione di impianti industriali, è inconciliabile con le aspettative di sicurezza e di precauzione degli abitanti dell’area SIN. Infatti nell’esposto si riteneva che se proprio il porto di Augusta dovesse, per scelte internazionali e nazionali, dotarsi ti tale infrastruttura, che comunque la legheranno per altre 30 o 40 anni il tempo di ammortamento dell’investimento alle fonti fossili, sarebbe più opportuno che detto impianto venisse realizzato offshore in mare aperto. Altrimenti si tratterebbe di aggiungere una nuova criticità alle tante altre già esistenti. L’Autorità di Sistema Portuale afferma che il deposito costiero offrirà nuove opportunità di lavoro (50 posti e 250 nell’indotto). Forse questo sarà vero per quanto riguarda il periodo di realizzazione dell’impianto ma per la gestione dello stesso saranno chiamati tecnici specializzati provenienti da altre parti. Quindi si tratterà di una ricaduta di posti di lavoro esigua e momentanea. L’Associazione Decontaminazione Sicilia ribadisce invece che il nostro territorio ha bisogno delle bonifiche. Quelle si che comporterebbero una notevole ricaduta di posti di lavoro. L’Autorità portuale parla di “Rivoluzione ambientale” e di “azioni mirate a ridurre l’impiego di energie da fonti fossili, privilegiando le tecnologie a minor impatto ambientale e favorendo l’utilizzo di fonti rinnovabili”. Sappiamo tutti che il GNL è una fonte fossile e non rinnovabile. Pertanto se si volessero utilizzare fonti rinnovabili si utilizzerebbero altri tipi di fonti. Avevamo chiesto, attraverso la stampa, che la precedente Amministrazione comunale megarese prendesse una chiara decisione sull’argomento a tutela e salvaguardia della cittadinanza. Ma non ricevemmo alcuna risposta. Ora chiediamo anche alla nuova Amministrazione comunale, insediatasi da alcune settimane, di pronunciarsi a tutela e salvaguardia degli augustani”.
Secondo le ricerche, una nube di vapori di GNL è potenzialmente soggetta ad innesco quando la concentrazione è compresa tra i limiti di infiammabilità: LFL (Lower Flammability Level – Limite Inferiore di Infiammabilità): 5% in volume. UFL (Upper Flammability Level – Limite Superiore di Infiammabilità): 15 % in volume. Entro tali limiti una nube di vapori di GNL – aria, in presenza di innesco, può incendiarsi dando luogo a: – Flash-fire: combustione rapida di nubi di vapore, non esplosiva, sviluppata in ambiente non confinato, Rappresenta la quasi totalità dei casi. – Jet-fire: incendi di getti di vapore prodottisi a seguito di perdite in serbatoi pressurizzati o tubazioni. Il getto di GNL che fuoriesce in atmosfera evapora e si espande simultaneamente, miscelandosi con l’aria (dardi di fuoco). – Pool-fire: incendio di pozza o recipienti in seguito a fuoriuscita accidentale di GNL. Il potere emissivo delle fiamme di GNL è particolarmente elevato (circa 200 kW/m2), ragion per cui è necessario monitorare le zone potenzialmente suscettibili di rilasci accidentali e provvedere all’opportuno distanziamento delle apparecchiature per evitare danni a persone e cose.
Altri fattori di rischio sono legati all’uso del GNL, indipendentemente dalla sua infiammabilità, sono la bassa temperatura alla quale viene trattato il GNL (-161°C) può costituire un pericolo causando danni al personale che venga accidentalmente a contatto con esso (ustioni da contatto, congelamento, ipotermia). In grosse concentrazioni può risultare pericoloso in quanto provoca asfissia per riduzione del tenore di ossigeno nell’aria (asfissia reversibile in atmosfere con concentrazioni di ossigeno fino al 18%), ma non produce fumi tossici per combustione in quanto non tossico; rispetto ad altri idrocarburi non è nemmeno corrosivo o nocivo.
Gli impianti di rilevazione sono costituiti da impianti di rivelazione incendio, atti a rilevare fumo, fiamme e calore, ed anche il freddo, in prossimità degli elementi pericolosi dell’impianto, ma anche da impianti atti a rivelare la presenza di gas. Gli impianti sono associati ad impianti di segnalazione ed allarme ed all’attivazione di sistemi di blocco o di impianti di spegnimento.
I rivelatori di gas naturale sono generalmente posizionati vicino ai potenziali punti di perdita ed in edifici e spazi in cui si possano accumulare gas ed in genere tali rivelatori prevedono allarmi settati su determinati livelli di concentrazione di gas infiammabile con un preallarme ed una segnalazione di allarme ad una soglia più alta.
Gli agenti estinguenti normalmente impiegati negli impianti GNL sono l’acqua, le schiume e le polveri. L’acqua è impiegata al fine di proteggere gli impianti o di raffreddare altri impianti in prossimità delle aree interessate dall’incendio, ma anche per proteggere le persone dall’esposizione ad un incendio; la schiuma invece potrà essere impiegata per ricoprire eventuali pozze di GNL a seguito di rilasci, allo scopo di evitarne l’innesco e ridurne l’evaporazione.
La rete antincendio deve essere in grado di alimentare la rete di idranti soprasuolo, l’impianto di spegnimento fisso ad acqua, le barriere ad acqua e gli impianti di protezione a schiuma. Gli impianti automatici sono in genere attivati dall’impianto di rivelazione o manualmente dalla sala controllo. Le barriere ad acqua sono previste a protezione delle aree di travaso ed hanno lo scopo di diluire i vapori di GNL in caso di rilascio, abbassando le concentrazioni al di sotto del campo di infiammabilità. Gli impianti di protezione a schiuma sono invece in genere previsti a protezione dei bacini di raccolta di GNL. Tali impianti sono attivati automaticamente da impianti di rivelazione del freddo localizzati all’interno dei bacini di raccolta o anche manualmente dalla sala controllo.
Tutto questo nel gioco delle parti. Ma la verità dove sta?
C.A.